È dubitare che l’Inps, considerato anche il momento particolare che sta attraversando il paese, abbia avvertito i datori di lavoro domestico che, proprio per la grave emergenza legata al Covid19, è stato rinviato il termine di versamento dei contributi previdenziali.
Altrettanto possibile è ritenere che proprio in quel 35% di cittadini italiani che non hanno un pc in casa e non leggono i giornali, figurino tanti anziani in precarie condizioni di salute che si avvalgono per necessità dell’aiuto di una badante. Nell’interesse di tutti coloro che sono tenuti a rispettare l’obbligo contributivo, è opportuno informare che, in considerazione della situazione di disagio scaturita dall’epidemia, l’Inps, a seguito del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, all’art. 37, ha comunicato che è stata sospesa per due mesi la data originariamente prevista per il versamento (il 10 aprile).
I contributi per lavoro domestico riferiti al primo trimestre 2020 e per i quali l’INPS ha già inviato i bollettini precompilati possono essere versati, senza sanzioni né interessi, entro il prossimo 10 giugno 2020.
Così stando le cose, tutti coloro che hanno alle proprie dipendenze collaboratori familiari, potranno pagare i contributi il 10 giugno per il primo trimestre e il 10 luglio successivo i contributi per il secondo trimestre dell’anno in corso.
E CHI NON SOSPENDE IL PAGAMENTO?
Sembrerebbe anche, nel caso in cui non ci si volesse avvalere della sospensione e si decida di effettuare comunque il versamento entro il 10 aprile, che se ne debba dare comunicazione sul sito istituzionale del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
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Va precisato che il messaggio dell’Inps, nel comunicare il rinvio della data del versamento, non riporta assolutamente questo “obbligo” che, specie in particolari condizioni di età e di salute di buona parte degli interessati, è un ulteriore e inutile appesantimento delle procedure.
Ultima perplessità riguarda infine avere rimandato nel messaggio del 20 marzo ad una “prossima” circolare in cui sarebbero stati forniti maggiori dettagli. Siamo al 10 di aprile e di quella circolare nemmeno l’ombra!
E ce ne sarebbe stato bisogno di ulteriori dettagli! Come si deve comportare infatti quel datore di lavoro che a metà marzo sono stati avvertiti dalla collaboratrice familiare che, per motivi di sicurezza (prevenzione) non si presenteranno al lavoro in attesa che la situazione migliori? Saranno tutti in grado di rettificare il numero di ore effettivamente lavorate o ci sarà bisogno di un consulente?