Caro Salvagente,
Mia figlia di 4 anni frequenta una scuola privata a Roma che prevede nel regolamento il versamento della retta entro il 5 del mese. Ho pagato regolarmente il mese di marzo ma, in seguito alla chiusura delle scuole, io e le altre mamme ci siamo chieste se ci spettasse un rimborso o se ci fosse almeno data la possibilità di recuperare in qualche modo la retta. La scuola ci ha risposto che per il mese di marzo non ci sarebbe stato nessun rimborso. Parlando personalmente con la Direttrice, questa mi ha rivelato che quasi la metà degli iscritti alla sua scuola, forse spaventati dalla situazione, non aveva neanche versato la retta di marzo e che quindi lei si era ritrovata fin da subito in una situazione difficile per gestire i suoi dipendenti (maestri, cuoca, addetti alle pulizie ecc). In seguito a un confronto con le altre famiglie, la Direttrice ha comunicato che avrebbe proceduto al recupero delle rette non versate per il mese di marzo, come da contratto. Per aprile, nel caso del protrarsi della chiusura, ci è stato comunque chiesto il pagamento della retta con due opzioni: o la
decurtazione di €50,00 con due aperture straordinarie di sabato con orario, ridotto, 8:30/12, oppure con la decurtazione di €100,00 senza aperture straordinarie il sabato.
Una richiesta del genere alle famiglie è lecita? Comprendo la difficoltà della scuola, ma lo “sconto” che ci viene proposto è davvero misero.
Potete darmi una Vostra opinione in merito?
Mia figlia di 4 anni frequenta una scuola privata a Roma che prevede nel regolamento il versamento della retta entro il 5 del mese. Ho pagato regolarmente il mese di marzo ma, in seguito alla chiusura delle scuole, io e le altre mamme ci siamo chieste se ci spettasse un rimborso o se ci fosse almeno data la possibilità di recuperare in qualche modo la retta. La scuola ci ha risposto che per il mese di marzo non ci sarebbe stato nessun rimborso. Parlando personalmente con la Direttrice, questa mi ha rivelato che quasi la metà degli iscritti alla sua scuola, forse spaventati dalla situazione, non aveva neanche versato la retta di marzo e che quindi lei si era ritrovata fin da subito in una situazione difficile per gestire i suoi dipendenti (maestri, cuoca, addetti alle pulizie ecc). In seguito a un confronto con le altre famiglie, la Direttrice ha comunicato che avrebbe proceduto al recupero delle rette non versate per il mese di marzo, come da contratto. Per aprile, nel caso del protrarsi della chiusura, ci è stato comunque chiesto il pagamento della retta con due opzioni: o la
decurtazione di €50,00 con due aperture straordinarie di sabato con orario, ridotto, 8:30/12, oppure con la decurtazione di €100,00 senza aperture straordinarie il sabato.
Una richiesta del genere alle famiglie è lecita? Comprendo la difficoltà della scuola, ma lo “sconto” che ci viene proposto è davvero misero.
Potete darmi una Vostra opinione in merito?
Cara lettrice, il suo dubbio è comune a tante altre famiglie che in questi giorni ci pongono la sua stessa domanda. Il governo ha previsto che si possa chiedere il rimborso e ha stilato una serie di linee guida contenute nel decreto legge n. 9 del 2 marzo e nel decreto del presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte del 4 marzo 2020. Per tutti vale vale la regola generale: chi paga per avere un servizio, una prestazione, che poi, non per colpa sua, non viene effettuata, ha diritto a riavere i soldi, a essere rimborsato, altrimenti l’altra parte avrebbe un arricchimento ingiustificato e indebito. Dunque, pur capendo le difficoltà della scuola, certamente le famiglie non hanno usufruito di un servizio per alcuni giorni del mese di marzo – e per questo la scuola deve un rimborso – mentre per il mese di aprile è tutto in divenire. In altre parole, se viene confermato il rientro a scuola il 3 aprile, la scuola può chiedere alle famiglie il versamento della retta, in caso contrario la pretesa non ha ragione di essere.