Campagna Stop Ttip: serve un’inversione di politiche economiche dopo il coronavirus

Esce  “Trattati Virali“, il nuovo rapporto della Campagna Stop TTIP Italia che mette in chiaro le ragioni per cui il nuovo TTIP e gli altri accordi commerciali stanno indebolendo il principio di precauzione e mettono a rischio cibo e salute. 50 miliardi di dollari di danni solo alle esportazioni: gli esperti dell’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di commercio e sviluppo, Unctad, stimano che è quanto ci costerà la diffusione della Covid-19 nel 2020 a causa della interruzione dei flussi di produzione legati alle catene del valore globali, altamente dipendenti dai prodotti industriali intermedi cinesi. Uno shock che, sommato al preesistente rallentamento dei flussi commerciali globalizzati fin dalla crisi del 2008, secondo le stime appena pubblicate dall’agenzia, porterà a un danno, principalmente nei settori dei macchinari, strumenti di precisione e automotive, per l’Europa da 15,6 miliardi, per gli Usa da 5,8 miliardi, per il Giappone di 5,5.

All’interno del documento, (liberamente scaricabile qui) Monica Di Sisto, portavoce della campagna, fa una disamina sui nessi fra politiche commerciali e rischi per la salute e la sicurezza alimentare. Il rapporto parte dagli ultimissimi dati delle Nazioni Unite, che disegnano un quadro preoccupante per l’economia mondiale dopo gli impatti del Coronavirus. Proprio gli esperti dell’UNCTAD (la conferenza ONU per il commercio e lo sviluppo) propongono una decisa revisione del modello economico e commerciale dominante, per tutelare il diritto alla salute dei cittadini ed evitare crisi economiche scatenate dalle pandemie.

Alla luce di questo quadro politico ed economico, Stop TTIP Italia chiede che:

  • l’Italia ottenga una moratoria di tutti i trattati commerciali in corso da parte UE fino che non si sia fatta una approfondita valutazione dei loro impatti sulla nostra salute, sull’ambiente, sui diritti dei lavoratori e sul mercato interno;
  • che il TTIP venga respinto al mittente, cioè a Donald Trump: negazionista dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici che non sta facendo la sua parte per arginare la diffusione del Coronavirus mentre l’Italia paga in contanti e a caro prezzo la sua scelta interventista e rischia di trovarsi a competere in condizioni di svantaggio con le merci statunitensi sia in Italia, sia nel mercato Europeo, come anche in quello Usa;
  • che la lezione del Coronavirus venga assorbita fino in fondo, e per questo, come indicano autorevoli agenzie delle Nazioni Unite, si traduca in più investimenti in sanità, redditi, coesione sociale e tutela dell’ambiente, e non nell’ennesima occasione di speculazione e svendita del Principio di precauzione e degli standard UE, come nei peggiori paradigmi di shock economy.