Il Garante per la protezione dei dati personali con un provvedimento d’urgenza ha imposto ad Aruba Pec Spa “l’implementazione di misure per la messa in sicurezza del proprio servizio di posta elettronica certificata, che gestisce oltre sei milioni di caselle utilizzate da soggetti pubblici (come amministrazioni centrali e locali dello Stato), società private e singoli professionisti”.
A seguito delle vulnerabilità rilevate durante un accertamento ispettivo in merito alla gestione del servizio pec, si legge in una nota del Garante per la Privacy, condotto nella seconda metà del 2019, “l’Autorità ha adottato un provvedimento urgente per evitare che diverse categorie di interessati coinvolti (intestatari delle caselle pec, mittenti e destinatari dei messaggi, soggetti i cui dati sono presenti all’interno dei messaggi o degli allegati) fossero esposti a gravi rischi per i diritti e le libertà derivanti da possibili utilizzi impropri di dati personali o da furti d’identità“. Il provvedimento però è stato reso pubblico solo ora “per dare modo alla società di implementare le misure prescritte e impedire che le vulnerabilità rilevate potessero essere sfruttate” da hacker. La società ha dichiarato di aver adempiuto, nei termini previsti, alle prescrizioni impartite.
Dagli accertamenti è emerso che circa 560.000 utenti utilizzavano ancora, per l’accesso alla propria casella pec, la password iniziale, scelta per loro da uno degli 8.900 partner della società (come ordini professionali, Pa e soggetti privati) senza che fosse imposto, come avrebbe dovuto, l’obbligo di modifica al primo accesso. Le procedure informatiche adottate contenevano, poi, ulteriori gravi vulnerabilità. Ad esempio, le password tecniche di gestione di alcuni servizi informatici erano riportate in chiaro nei log di tracciamento delle operazioni, aumentando così considerevolmente la possibilità di accessi illeciti, sia da parte di soggetti interni non autorizzati che in caso di attacco informatico.
Un’altra criticità riguardava la possibilità di consultare ed esportare, da rete internet, i log dei messaggi scambiati da oltre 6 milioni di caselle pec. Tale operazione “era per altro effettuabile da un’utenza, con elevati privilegi di amministrazione (superadmin), utilizzata da più persone, in violazione dei più elementari principi di sicurezza del trattamento (che richiedono invece l’attribuzione a ogni operatore di credenziali individuali) e senza un’adeguata valutazione dei rischi connessi alla possibilità di accedere a queste informazioni, anche al di fuori della rete aziendale”.
Il Garante ha quindi imposto ad Aruba Pec Spa la modifica obbligatoria delle password di accesso alle caselle di posta certificata rilasciate in modo non sicuro, la ridefinizione delle modalità di tracciamento, prevedendo che “i log prodotti non contengano informazioni non indispensabili per le finalità di controllo e sicurezza, nonché un intervento sulle modalità di consultazione ed esportazione dei log dei messaggi inviati o ricevuti da tutte le caselle pec”.
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Con successivo provvedimento il Garante valuterà ulteriori aspetti del trattamento dei dati svolto da Aruba Pec Spa, nonché il complesso delle violazioni rilevate.
La precisazionedell’azienda
Aruba Pec si trova costretta a smentire che ci sia o che ci sia stata una “falla nel database”. Nessun accesso illegittimo è stato effettuato sul sistema e non si è verificato nessun furto di identità, dati o password. In merito alle indicazioni, migliorie e modifiche richieste dal provvedimento del Garante della Privacy, Aruba Pec ha immediatamente provveduto a fare quanto previsto in modo da innalzare ulteriormente il livello di sicurezza del sistema, che – si ribadisce– non è mai stato violato.