Più di un terzo dei ricavi dei 5 big dell’agrofarma deriva da pesticidi tossici

PESTICIDI

Un’indagine condotta dalla Ong svizzera Public Eye e dall’unità investigativa Unearthed di Greenpeace UK rivela che il 35% delle vendite di pesticidi delle 5 aziende leader dell’agrofarma Basf, Bayer, Corteva, Fmc e Syngenta riguardano sostanze chimiche altamente tossiche per la salute umana o per l’ambiente.

Nel 2018, i cinque membri principali di CropLife, l’associazione internazionale di categoria, hanno realizzato quasi un quarto del loro fatturato (22%) da pesticidi associati a effetti sulla salute a lungo termine. In cima all’elenco: sostanze classificate come “probabili agenti cancerogeni” come il glifosato (1,060 miliardi di dollarti di fatturato annuo) o che possono influire sul sistema riproduttivo o sullo sviluppo dell’infanzia, come clorpirifos, che  è da poco stato vietato nella Ue e in Svizzera.
Le aziende hanno anche generato il 4% dei loro ricavi di vendita con pesticidi altamente tossici. Tali sostanze causano 25 milioni di gravi avvelenamenti ogni anno, causando 220.000 morti, principalmente nei paesi in via di sviluppo. Syngenta è responsabile per i due terzi di queste vendite.
I big five poi hanno realizzato il 10% dei loro ricavi di vendita da pesticidi altamente tossici per le api, come i neonicotinoidi, implicati nella massiccia scomparsa di numerosi insetti impollinatori in tutto il mondo.

L’infografica di seguito mostra in modo molto chiaro quali sono i principi attivi tossici più venduti ogni anno dai 5 membtri di CropLife:

I dati analizzati da Public Eye e da Greenpeace Uk sono stati ottenuti dalla società di analisi di mercato Phillips McDougall, che ha dettagliato 23,3 miliardi di dollari di vendite di pesticidi agricoli nel 2018, ovvero circa il 40% del mercato mondiale. Mentre il profilo di rischio delle sostanze attive è stato ricavato dai report dell’assocaizione europea Pan, Pesticide Action Network.

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“La nostra analisi – scrivono gli autori dell’indagine in una nota – mostra anche che i paesi in via di sviluppo e quelli emergenti sono i campi da gioco privilegiati di queste multinazionali, che realizzano quasi il 60% delle loro vendite di pesticidi altamente pericolosi in tali paesi. Le aziende sfruttano la debolezza delle normative in paesi come il Brasile e l’India per continuare a vendere sostanze vietate nell’Unione europea e in Svizzera. Considerando che tali prodotti chimici non possono essere utilizzati in modo sicuro, soprattutto in tali contesti”.