Una ricerca pubblicata sulla rivista Science, condotta dall’Università di Gerusalemme, aggiunge un tassello alla complicata questione dell’antibiotico-resistenza. Secondo la ricerca, le combinazioni di antibiotici, usate sempre più spesso nella pratica clinica per aumentare le chance di guarigione del singolo paziente, potrebbero accelerare lo sviluppo delle resistenze batteriche, reazione contro cui sta lottando ormai da anni la medicina internazionale, inclusa l’Oms. L’iss stima infatti che ogni anno ben 10mila dei 33mila morti per antibiotico-resistenza in Europa, avvengano in Italia.
Lo studio israeliano, diretto da Nathalie Balaban, è il primo a dimostrare su pazienti che somministrare due antibiotici in combinazione allo stesso paziente può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche. Come riporta l’Ansa, nella pratica clinica non è infrequente che il medico prescriva 2 antibiotici diversi contemporaneamente o in rapida successione nel giro di pochi giorni l’uno dopo l’altro: l’idea che guida questa scelta terapeutica è che se un antibiotico non funzionerà, sicuramente funzionerà l’altro, quindi le chance di vincere l’infezione aumentano.
Lo studio pilota è stato effettuato su pochi pazienti con infezione da Stafilococco aureus meticillina-resistente, e ha mostrato che se uno dei due farmaci prescritti agisce lentamente – ovvero il paziente ha acquisito una ‘tolleranza’ a quell’antibiotico – diviene più probabile l’insorgenza di una vera e propria resistenza all’altro farmaco. Anche se nel singolo paziente questo non porta ad alcun problema e la combinazione antibiotica risulta da ultimo efficace, concludono gli scienziati, questa pratica clinica potrebbe essere pericolosa a livello di salute pubblica, favorendo l’insorgenza di resistenze.