Sui social è già partito il passaparola di allerta: attenzione a non abbreviare la data 2020 nei documenti, se volete evitare spiacevoli sorprese. Questa volta non si tratta di possibili bug (poi non avveratisi) nei sistemi elettronici con lo scattare del 2000, ma di rischi di falsificazione della data.
La spiegazione del consiglio è presto detta: prendiamo per esempio un documento datato da voi il 6 gennaio 2020, mettiamo una scadenza entro cui è valido un accordo, o un contratto. Se scrivete la data in formula abbreviata, 06/01/20 vi esponete al rischio che qualche malintenzionato la modifichi anteponendola o posponendola. Come? Semplicemente aggiungendo due cifre alla fine. Dunque la vostra data, diventerà sotto le mani maliziose di qualcuno 06/01/2017 oppure 06/01/2023. Una possibilità improbabile, certo, ma perché non azzerarla del tutto, semplicemente scrivendo per esteso l’anno? In ogni caso, va specificato, che lo sforzo aggiuntivo è indispensabile solo per l’anno appena iniziato. Dall’anno prossimo, infatti, non sarà possibile trasformare il 21 finale (che starà per 2021), in una data diversa realistica. La prima utile, infatti, sarebbe il 2100.