Un salasso immotivato che comporta un esborso assai eletto per le famiglie italiane. Stiamo parlando dei farmaci da banco il cui costo in Italia è fino a 6 volte più alto. La denuncia è contenuta in un dossier realizzato da People for Planet che ha scritto al neo ministro della Salute Roberto Speranza in cui chiede “di conoscere se e quali provvedimenti il Ministero della Salute intenda adottare e con quali tempi per ovviare a questa situazione”.
Allo tesso tempo, il giornale on line chiede agli esponenti politici di tutti i partiti di sostenere la campagna per la riduzione del costo dei farmaci da banco che People for Planet ha lanciato oggi.
Perché paghiamo così tanto di più? A cosa è dovuto questa maggiorazione dei prezzi, in alcuni casi esorbitante, considerando ad esempio che un fattore come l’Iva per questi prodotti in Italia è pari al 10%, mentre nel Regno Unito e in Germania, dove i farmaci da banco costano in media molto meno che da noi, è molto più alta (20% e 19% rispettivamente)?
People for Planet, nell’attesa di ricevere delle risposte ufficiali, si sofferma su alcune ipotesi
La prima riguarda la mancata rimborsabilità (salvo rare eccezioni) dei farmaci venduti senza ricetta, mentre la definizione di un rimborso come avviene per i farmaci in fascia A potrebbe fungere da stimolo allo Stato a far abbassare i prezzi, visto che almeno in parte dovrebbe pagarli al posto dei cittadini (che è quello che accade in Francia e Germania, dove i farmaci da banco possono essere in parte rimborsati nel caso in cui vengano prescritti dal medico).
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La seconda riguarda il fatto che nel nostro Paese i generici (come ibuprofene e paracetamolo) sono pochi e poco competitivi, e la forza di alcuni marchi (come Moment e Tachipirina) che trainano le vendite permette di mantenere il prezzo alto anche dei farmaci con brevetto ormai scaduto, che finiscono per costare poco meno del medicinale di marca. C’è poi da dire che il sovrapprezzo dipende in parte, almeno per quanto riguarda i farmaci in compresse, anche dalla minore grandezza delle confezioni rispetto agli altri Paesi europei, il che contribuisce a far lievitare il costo finale.
Non si può poi non considerare che a incidere sul prezzo finale dei farmaci da banco sia anche il costo delle ditte distributrici che portano i medicinali dalle aziende produttrici ai punti vendita, dal momento che viene distribuito in questa modalità il 57% dei farmaci senza obbligo di ricetta.
Paracetamolo e ibuprofene a confronto
Dall’indagine – in cui sono stati confrontati i prezzi applicati in Italia, Portogallo, Spagna, Belgio, Francia, Olanda, Germania e Regno Unito a 15 medicinali senza obbligo di prescrizione – risulta una variabilità notevole dei costi. Per la stessa molecola l’Italia non è quasi mai il paese meno caro, anzi spesso è proprio il più costoso. Ad esempio il paracetamolo generico da noi costa il quintuplo che in Belgio, Olanda, Spagna e Regno Unito: 16 centesimi contro 3 per una compressa da 500 mg. Mentre per l’ibuprofene arriviamo a sborsare sei volte il prezzo che si paga in Olanda: 29 centesimi contro 5 per una compressa da 200mg. Quanto all’Imodium, in Italia una capsula da 2mg costa in media 83 centesimi contro i 23 della Francia, quindi più del triplo.
Considerando che nel 2017 in Italia sono stati spesi per farmaci senza obbligo di prescrizione quasi due miliardi e mezzo di euro per un totale di 278 milioni di confezioni, quanto si potrebbe risparmiare se i prezzi fossero allineati a quelli dei Paesi europei in cui i costi sono più bassi?