“Non c’è più tempo da perdere: è necessario che la politica intervenga immediatamente, non tra due anni o tre, per mettere in condizioni l’autorità giudiziaria di lavorare in modo serio sui minori”. È il garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Lombardia, Massimo Pagani, a lanciare l’allarme. E lo fa al di là dei fatti accaduti a Bibbiano, su cui è in corso l’indagine della magistratura. “Nella passata legislatura si era iniziato a discutere sulla possibilità di chiudere i Tribunali per i minorenni e passare tutto a quelli ordinari in sezioni specializzate dedicate alla famiglia – ricorda Pagani – Io in questo momento non entro nel merito di questa decisione, che deve prendere la politica, ma dico solo che si deve aprire una discussione seria, si intraprenda una strada e poi si investa su quella”.
I Tribunali per i minorenni in Italia sono stati istituiti nel 1934, in considerazione del fatto che fossero necessarie competenze specifiche, in un’ottica che comprendeva anche l’idea del sostegno familiare. A lanciare l’allarme nei confronti di questa riforma della giustizia minorile sono stati fin da subito gli assistenti sociali preoccupati del fatto che la soppressione dei Tribunali per i minorenni possa portare con sè la perdita di centralità del minore titolare e dei diritti prioritari, come previsto dalla convenzione Onu e da quella dell’Aja. Il coordinamento Assistenti sociali della giustizia, snocciolando i numeri che riferiscono di un calo dei reati tra i minori negli ultimi anni, è sempre stato convinto che, con questo passaggio alla giustizia ordinaria, si perda l’obiettivo fondamentale dell’inclusione sociale in seno oggi alla giustizia minorile, per andare in una direzione di giustizia più coercitiva e restrittiva e meno di sostegno.
“Quando sarà il momento e la politica chiederà il parre di noi garanti, io rifletterò e darò il mio contributo, ma ciò che adesso mi sento di dire con forza è che le procure sono al collasso, anche nella nostra regione, dove tutto sommato, rispetto ad altre realtà, il sistema ancora funziona”, scandisce Pagani, che ribadisce la necessità impellente di investire con risorse ingenti sulla giustizia minorile. “Parlando con i procuratori lombardi mi è chiaro che i Tribunali per i minorenni sono in gravi difficoltà, in condizioni disperate: il potenziale bacino di utenza della nostra regione è di un milione di minorenni, e se si procrastina ulteriormente la discussione politica su questo tema, verrà a decadere l’interesse collettivo e la tutela dei minori, che rischiano di restare anni in comunità perché i tribunali non riescono ad occuparsi velocemente dei vari casi per decidere eventualmente l’affido familiare”.
Non si sofferma troppo sul “caso Bibbiano”, Pagani, ma spiega: “È evidente che non possiamo essere indifferenti e certamente, benché io stesso cerchi sempre di farlo, vorrò andare più di frequente a visitare le comunità della Lombardia – precisa – Ma vorrei anche dire che su 100 persone che lavorano, di certo non sono più di 10 quelle che lo fanno male. Il vero problema è che il carico, oggi, sia per gli assistenti sociali che per l’autorità giudiziaria è troppo elevato rispetto alle risorse a disposizione: gli uni sono a carico degli enti locali che devono fare i conti con i propri bilanci e gli altri non sono più in condizioni di lavorare come si dovrebbe fare in un settore che più di altri prevede attenzione massima”. Per il garante della Lombardia, insomma, è imprescindibile ormai “aprire un dibattito per intervenire in maniera attenta e precisa, per introdurre la possibilità di valutazioni multidisciplinari: i temi che emergono, confrontandosi con gli operatori, sono molti ma restano tutti relegati all’ambito esperienziale perché non c’è la possibilità di riflettere e discutere in modo collegiale sulla complessità del sistema”.
Per questo, dunque, per Pagani fatto salvo il dovere di intervenire – anche da parte dei garanti – laddove vengano fatte segnalazioni di situazioni non chiare, l’urgenza è quella di sollecitare le forze governative a intervenire al più presto e ad investire affinché l’autorità giudiziaria sia messa in grado di lavorare con serietà.
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