La Gran Bretagna pronta a vietare gli energy drink ai minori di 16 anni

LA CONSULTAZIONE INGLESE

In Gran Bretagna si è conclusa a novembre una consultazione del Dipartimento della salute, che invitava gli organi dell’industria, i dettaglianti, i genitori, gli operatori sanitari e gli insegnanti a presentare le loro opinioni su un eventuale divieto. Nella consultazione venivano anche richiesti quali prodotti dovrebbero essere inclusi nelle restrizioni, su quale limite d’età dovrebbero essere applicate e se le vendite di bevande energetiche dai distributori automatici dovrebbero essere limitate.
Molti grandi dettaglianti e supermercati nel Regno Unito hanno già volontariamente smesso di vendere bevande energetiche ai minori di 16 anni.
L’attuale guida dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) indica un livello di sicurezza di tre milligrammi per chilogrammo (mg / kg) di peso corporeo al giorno per il consumo abituale di caffeina da parte di bambini e adolescenti.
Tuttavia, una lattina da 250 millilitri (ml) di bevanda energetica può contenere 80 mg di caffeina, simile a una tazza di caffè forte o vicino a tre lattine di cola. Alcune bevande energetiche possono contenere il 65% in più di zucchero rispetto ad altre bevande analcoliche.

EUROPA IN ORDINE SPARSO

In Europa, spiega il portale specializzato nutraingredients.com, la legislazione che riguarda le vendite di bevande energetiche è tutt’altro che omogenea, con paesi come la Lituania e la Lettonia che hanno già introdotto un divieto ai minori di 18 anni e altri stati che si preparano a misure simili.
Uno studio condotto dall’Efsa nel 2011 in 16 paesi dell’Unione europea ha stabilito che il 68% degli adolescenti (di età tra 10-18 anni) e il 18% dei bambini (sotto i 10 anni) hanno consumato bevande energetiche. Con un consumo medio di 2 litri tra gli adolescenti e 0,49 litri nei bambini.

LA RICERCA ITALIANA

ricerca 1Che i ragazzi non siano coscienti dei rischi degli energy drinks lo ha testimoniato un’interessante ricerca condotta su 400 giovani tra i 16 e i 20 anni di un liceo di Acerra, in provincia di Napoli, dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II, presso i Laboratori di Chimica degli Alimenti diretti dal professor Alberto Ritieni.

“Il tema di questo studio è nato da precise richieste dei ragazzi, durante un lavoro su corretta alimentazione e rischio obesità che stavamo realizzando in questo liceo”, aveva spiegato all’epoca al Salvagente il docente napoletano. Gli studenti hanno chiesto di poter lavorare su questo argomento, hanno elaborato un questionario a partire dalle loro curiosità più significative e lo hanno sottoposto ai propri compagni in forma anonima.