“I limiti di Pfoa e Pfas nell’acqua potabile dovrebbero essere un milione di volte più bassi”

Potrebbe essere drammaticamente sottostimata. La pericolosità di Pfoa e Pfas, la famiglia di sostanze tossiche protagoniste della contaminazione del Veneto che ha dato il via alla lotta delle mamme noPfas (guarda qui la loro partecipazione alla conferenza stampa del Salvagente), ma che è presente anche nelle acque e nei cibi, potrebbe essere stata tanto sottovalutata da fissare limiti di sicurezza almeno un milione di volte più alti di quelli che servirebbero per garantire la popolazione.
È quanto sostiene Linda Birnbaum, direttrice dell’Istituto nazionale per le scienze della salute ambientale degli Stati Uniti, la più credibile tossicologa nordamericana, in una conferenza alla Northeastern University che si è svolta la scorsa settimana. A pubblicare il parere della scienziata The Intercept, giornale di inchiesta, che riporta i dati raccolti dalla Birnbaum. Secondo le sue ricerche la soglia di sicurezza per il PFOA nell’acqua potabile dovrebbe essere pari a 0,1 parti per trilione, molto più bassa di quella stabilità dall’Epa, l’Ente di protezione ambientale Usa, ma anche di quella proposta dall’Unione europea che si ferma a 0,1 ppm. Ossia un milione di volte di più di quanto considera sicuro la tossicologa americana.
Il Consiglio dei ministri dell’ambiente Ue lo scorso marzo aveva approvato una posizione comune sulla proposta di revisione della direttiva sull’acqua potabile, che aggiorna gli standard qualitativi e le regole per il monitoraggio dell’acqua da rubinetto. Dichiarava in quei giorni il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “L’Italia ha ottenuto un rafforzamento del testo sul diritto di accesso all’acqua, che è universale e irrinunciabile. Nell’ambito di un limite accettabile a 0,1 microgrammi per litro di Pfas in generale – ha spiegato Costa – abbiamo chiesto che Pfos e Pfoa fossero praticamente zero“.
E sarebbe sostanzialmente questo l’unico limite accettabile, per evitare che oltre al cancro ai reni e ai testicoli, le malattie che sono già state associate ai Pfas, si evitino altre patologie. La recente ricerca che collega l’esposizione PFOA al cancro del pancreas è proprio alla base della richiesta di liniti più stringenti fatta dalla Birnbaum.
“Se si osservano i dati, i tumori pancreatici sono presenti a concentrazioni molto basse del Pfoa”, ha detto Birnbaum al pubblico alla conferenza, secondo il report di The Intercept. “Se si utilizzano i tumori del pancreas nei ratti nello studio NTP (il National Toxicology Program, che è una divisione dell’Istituto nazionale per le scienze della salute ambientale degli Stati Uniti, ndr) per calcolare quella che sarebbe davvero una dose praticamente sicura, si scende a circa 0,1 ppt. E questo è solo per un Pfas”.