Da che parte sta l’Italia sui nuovi Ogm? È lecito chiederselo se è vero che il nostro paese risulta tra i 14 che ha chiesto alla Commissione europea di aggiornare le leggi sugli Ogm dell’UE per quanto riguarda le cosiddette nuove tecniche di selezione vegetale (Npbt). Gli Npbt, detti anche “nuovi ogm”, sfruttano tecnologie più recenti della definizione di organismi geneticamente modificati. Ma la Corte di giustizia europea (CGE) aveva emesso una sentenza lo scorso anno affermando che gli organismi ottenuti mediante mutagenesi dovrebbero essere considerati Ogm e quindi soggetti agli obblighi di sicurezza e commercializzazione stabiliti nella direttiva UE sugli OGM.
Ora una delegazione guidata dall’Olanda e dall’Estonia chiede la modifica della normativa. Nell’elenco dei paesi dell’UE che sostengono un “approccio unificato” alle Npbt ci sono Belgio, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito, e anche Italia.
Secondo una fonte dell’UE, citata da Euractiv, il gruppo di paesi ha richiesto un approccio comune dell’UE sull’editing genetico e ha chiesto che si aggiunga al programma di lavoro della prossima Commissione europea una revisione delle norme UE sugli Ogm. “In una nota ai ministri delle aziende agricole dell’UE, – scrive Euractiv – la delegazione olandese ha anche ricordato che gli organismi ottenuti dalla mutagenesi sono stati utilizzati in agricoltura per molti anni e hanno un lungo track record di sicurezza”. La Commissione europea ha promesso dopo il Consiglio Agricoltura che presenterà una risposta” alla sentenza del tribunale dell’UE e redigerà una proposta legislativa a tempo debito. “Mi aspetto che sarà necessaria una nuova iniziativa nella prossima Commissione”, ha dichiarato il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan in una conferenza stampa dopo la riunione.
Rimane la domanda: l’Italia ha preso chiaramente posizione a favore dei nuovi Ogm, nonostante gli italiani si siano espressi più e più volte contro il cibo transgenico? Sarebbe il caso che il governo o il ministro delle Politiche agricole, chiarissero questo punto.