L’Arpav ha riscontrato nel Po la presenza di c6o4, Pfas di nuova generazione, un inquinante che era stato trovato in passato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali. “Questa è la conferma che la questione Pfas interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale”, ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia aggiungendo che la regione sta inviando una segnalazione alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.
Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici che rendono le superfici trattate impermeabili all’acqua, allo sporco e all’olio. Vengono adoperate per numerosi prodotti come per esempio impermeabilizzanti per tessuti, pelli e carta oleata oppure tappeti, divani, sedili delle auto e contenitori per alimenti. Ma l’utilizzo più noto è probabilmente quello che se ne fa come rivestimento antiaderente delle pentole e dei tessuti impermeabilizzanti e tecnici.
I rilievi sono stati effettuati in due occasioni ed entrambe le volte i tecnici dell’Arpa hanno trovato tracce dell’inquinante tra l’altro in concentrazioni molto elevate per una sostanza di nuova generazione: questo – fanno sapere dall’Agenzia – presuppone che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti.
Considerato – aggiunge l’Arpav – che i punti dove l’Agenzia ha trovato l’inquinante – in prossimità di Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia – sono lontani dalla Miteni risulta pressoché impossibile che l’inquinamento derivi dall’azienda: il rischio, quindi, è che derivi dalle regioni del bacino padano.