80 milioni di dollari: è il maxi risarcimento che Bayer dovrà pagare (sempre che venga confermato in appello) a Edwin Hardeman, giardiniere californiano che ha contratto un linfoma non-Hodgkin dopo aver usato per anni il Roundup, l’erbicida più usato al mondo, prodotto dalla Monsanto. 66 miliardi di dollari: è prezzo che appena un anno fa il colosso tedesco ha versato alla Monsanto per l’acquisizione. 60%: è il crollo in borsa registrato dal titolo Bayer per la maxifusione con la Monsanto.
A pesare le due – finore – condanne arrivate dai tribunali californiane che hanno stabilito il nesso causale glifosato-cancro e condannato i colossi dell’agrofarma a risarcimenti milionari per le vittime “inconsapevoli”.
La società tedesca, scrive Repubblica.it, si è detta delusa della decisione, è pronta a fare ricorso in appello, ma ha anche precisato che non costituisce un precedente determinante visto he in tutte le altre cause ci sono fattispecie individuali e contesti legali differenti. Sono una marea: le hanno lanciate oltre 11.200 tra agricoltori, giardinieri e altre persone che hanno usato Roundup, un diserbante che per l’azienda produttrice è sicuro come lo è il suo ingrediente attivo, il glifosato.
Ma ormai oltre agli studi scientifici e alle restrizioni all’impiego del temuto erbicida – considerato probabile cancerogeno per l’uomo dalla Iarc – è l’opinione pubblica che spinge per un’eliminazione del famigerato principio attivo. E non mancano le aziende alimentari che lo mettono al bando come residuo dai loro capitolati e enti locali che lo vietano tra i trattamenti fitosanitari. Quanto potrà resistere la Bayer? Inciderà più la Borsa o la salute dei consumatori?