“Un’invenzione? Un falso problema? Un mito nato per terrorizzare i consumatori?
Il problema legato alla presenza di più di un pesticida, per quanto nei limiti di legge, negli alimenti, insomma quello che va sotto il nome di effetto cocktail è molto discusso da chi sostiene che l’agrochimica non crei problemi e chi, invece, vorrebbe alimenti senza troppi fitofarmaci.
Dopo il nostro test su 13 farine in vendita in Italia la discussione si è sviluppata sui social diventando sempre più aspra tra le due scuole di pensiero.
Noi abbiamo chiesto un parere alla professoressa Laura Di Renzo docente di Nutrizione clinica presso la sezione di Nutrizione clinica e Nutrigenomica dell’Università Roma Tor Vergata.
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“La presenza di contaminanti e di farine raffinate riduce il potere salutare della dieta mediterranea” esordisce lei. Insieme alla professoressa Di Renzo cerchiamo di approfondire l’aspetto nutrizionale delle farine e anche i pericoli legati alla raffinazione e alla contaminazione dei cereali. “Tra pane, pizza e pasta ogni italiano mangia in media 50 chili all’anno, un consumo decisamente alto rispetto ad altri paesi: se la materia prima presenta delle criticità è naturale che gli effetti risulteranno più evidenti vista la maggiore esposizione”.
Professoressa Di Renzo perché la dieta mediterranea può essere depotenziata negli effetti benefici?
Il valore salutare della dieta mediterranea italiana è insito nel consumo di cereali, legumi, ortaggi, frutta secca, pesce, olio e vino rosso. Non dimentichiamoci che i carboidrati complessi, che ritroviamo anche nelle farine, in particolare quelle integrali, sono nutrienti fondamentali. Se da una parte promuoviamo il made in Italy, purtroppo, sappiamo anche che l’esposizione continuata a contaminanti xenobiotici (sostanze estranee all’organismo come i pesticidi, ndr) presenti negli alimenti aumenta il rischio di contrarre patologie infiammatorie cronico-degenerative, quali la sindrome metabolica, l’obesità, le malattie cardiovascolari, i tumori. Alla base di questo c’è l’alterazione del microbiota intestinale. In aggiunta, sappiamo che l’uso di farine altamente raffinate, quali tipo 0 o 00, che hanno un indice glicemico più alto per la scarsità di fibre, aumenta il rischio di insulino-resistenza, fino a favorire il diabete di tipo 2.
Lei dice che sugli alimenti base del regime alimentare patrimonio dell’Unesco non si dovrebbe sbagliare…
Nel momento in cui sosteniamo, come dimostrato dalla letteratura scientifica, che dal punto nutrizionale la dieta mediterranea è la migliore al mondo, dobbiamo essere sicuri che gli alimenti dai quali assumiamo il maggior numero di carboidrati, i farinacei, siano esenti da qualsiasi tipo di contaminanti, pesticidi prima di tutto. Altrimenti è lecito porsi questa domanda: stiamo proponendo davvero una dieta salutare?
I limiti di legge per i residui fitosanitari vengono posti per questo motivo: le autorità di regolazione stabiliscono soglie al di sotto delle quali non ci sono effetti per la salute umana. Dove dobbiamo alzare il livello di guardia?
È noto che per molti pesticidi i limiti attuali sono elevati e anche l’Efsa ha proposto una rivisitazione. Il problema, comunque, è nell’additività degli effetti. La copresenza di diverse molecole, per quanto singolarmente al di sotto delle soglie previste dalla legge, aumenta i processi infiammatori, capaci di alterare la permeabilità intestinale, concorrendo alla disbiosi (squilibrio microbico, ndr) intestinale. Una conseguenza è l’aumento della sensibilità al glutine, da non confondere con la celiachia.
Le farine dal punto di vista nutrizionale non sono tutte uguali. Quali dovremmo preferire?
Le farine raffinate, di tipo 0 o 00, vengono private di alcuni nutrienti: hanno meno fibra, proteine e minerali ma sono più ricche di zuccheri semplici. Dunque questo tipo di farine riduce la possibilità di raggiungere l’apporto minimo di ideale giornaliero di alcuni micro e macronutrienti.
Insomma dovremmo consumare farine integrali e “completamente” pulite. Un obiettivo collettivo difficile da raggiungere…
I margini per fare meglio ci sono. Il consumatore deve poter scegliere prodotti non solo buoni ma anche sani. Su pane, pasta, pizza e prodotti a base di farina in generale, simboli della dieta mediterranea, si dovrebbe garantire la massima qualità nutrizionale e sicurezza alimentare, attraverso l’applicazione del processo Naccp (Nutrient and Hazard Analysis of critical control point) che valuta e certifica l’intera filiera produttiva fino agli effetti sul consumatore.