Uno stop alle promozioni che sta dividendo i francesi. E i cui primi risultati sono finiti sui giornali transalpini con il titolo “la tassa sulla Nutella”. In realtà sarebbe più esatto definirala una tassa anti-stranieri. Da oggi scatta infatti la prima tappa della legge voluta dal ministro dell’Agricoltura, Didier Guillaume, che porterà a regime a un aumento medio del 6,3% su 24 prodotti di consumo, come calcolano diversi analisti.
Stop al sottocosto
Il decreto stabilisce in realtà una limitazione delle promozioni sui prodotti alimentari che – quando sarà pienamente in vigore – non potranno essere scontati oltre al 34% del prezzo di vendita al consumatore. Già da ora un prodotto alimentare deve essere venduto almeno con un ricarico del 10% in più del prezzo al quale è stato acquistato. Un barattolo di Nutella di 750 g, nell’esempio fatto da Franceinfo, passerà dal prezzo di listino di 4,05 euro praticato fino a ieri a 4,39 euro, con un aumento del 8,4%, secondo i dati ottenuti da InfoFrance da una grande distributore ascoltato dal giornale francese .
Dal 1 ° marzo, il volume complessivo delle promozioni sarà limitato al 25% delle vendite o al volume di acquisto previsto tra il fornitore e il distributore stabilito dai contratti.
A finire nella limitazione delle promozioni principalmente gli alimenti dei dell’agrobusiness (Danette, Coca-cola, Caprice des Dieux, Ricard, Nutella, ecc), utilizzati dai supermercati con promozioni “acchiappa-clientela”.
Nella grafica che riportiamo qui sotto, Franceinfo calcola gli aumenti che i francesi si troveranno nello scontrino. Come si vede Camembert a parte (prodotto in Normandia ma probabilmente da latte non solo francese), i prodotti penalizzati vedono oltre alla spalmabile della Ferrero, diveri prodotti Nestlé, la Coca-cola ma anche yogurt e perfino spaghetti.
Sovranismo alla francese
“Questo è il prezzo da pagare per difendere i prodotti francesi” ha dichiarato senza nascondersi dietro a mezze verità, il ministro dell’Agricoltura.
Aggiungendo: “Abbiamo ancora un’agricoltura sufficiente in Francia, per smettere di comprare prodotti che provengono dall’America o dai paesi dell’Est“.
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Una posizione sovranista che lascia molto perplessi. Può essere accettabile in un mercato unico dove si è più volte ripetuto – anche di fronte a richieste legittime come quelle italiane sulle dichiarazioni di origine in etichetta – che non si possono porre barriere alla circolazione dei prodotti?
In realtà sembra di assistere più a una via statunitense – alla Trump, per intenderci – piuttosto che a una norma all’europea. Con il timore che questo possa produrre una marea di sovranismo alimentare e industriale che ben presto potrebbe tracimare al di fuori dei confini transalpini.