Caro Salvagente, il nostro amministratore ha inviato una lettera con cui ci comunica che con l’entrata in vigore il 1° gennaio 2019 della fattura elettronica il nostro condominio dovrà sopportare un costo aggiuntivo di 11 euro al mese, e cioè 132 euro l’anno Iva esclusa, da suddividere in base ai millesimi. La spesa è giustificata “dall’acquisizione di software idonei” e “dall’assunzione di un nuovo dipendente per poter assorbire il maggior carico di lavoro che deriverà dall’introduzione della norma”. Ma scusate, le scelte di assumere una persona e di comprare un software non si possono far ricadere su di noi… E poi vi pare giusto che l’amministratore ci chieda soldi in più?
Clara Domenici, Firenze
Sulle novità introdotte dall’obbligo della fatturazione elettronica si discute da un anno e tuttora non c’è ancora molta chiarezza. Precisiamo subito che i condomini non hanno nuovi obblighi in quanto sono soggetti “passivi”, alla stregua dei privati. A differenza di quanto accaduto con la recente normativa sulla privacy, che ha previsto incombenze e procedure a carico dei condomini e quindi maggiori costi da ripartire tra tutti, quella sulla fatturazione elettronica implica maggiori aggravi per gli amministratori ma non per i condomini. Senza contare che spesso i programmi di gestione condominiale sono già predisposti per la ricezione delle fatture elettroniche.
Quindi non è corretto caricare sui condomini le maggiori spese che gli amministratori devono affrontare, come nel caso esposto dalla signora Domenici, anche perché essi possono scegliere di organizzarsi senza apportare modifiche alle proprie procedure, oppure, per semplificarsi il lavoro, di acquistare un software ad hoc. Per concludere, sarebbe stato più giusto che l’amministratore chiedesse all’assemblea di andargli incontro e di accollarsi una parte dei maggiori aggravi, con una cifra che comunque non può superare i 30-50 euro a condominio. Quanto richiesto dall’aministratore della nostra lettrice, infatti, è decisamente esagerato.