Caro Salvagente, sono andata in pensione il 1° luglio del 2018, a 64 anni, ex dirigente del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Fortunata…. Lo dico io, me lo dicono in tanti.
Sino ad oggi, però, non ho percepito un euro, cioè l’assegno pensionistico non è ancora arrivato e sono sei mesi che l’aspetto.
Mi avevano detto che ci sarebbe stato un ritardo di circa tre o quattro mesi e me n’ero fatta una ragione e programmato le spese. Superato il quarto mese senza vedere luce, ho, in successione, chiamato il call center dell’Inps, inviato due mail, una pec, mi sono recata tre volte alla sede di zona di Roma, Montesacro. La risposta alla richiesta di spiegazioni, riassumendo, è stata che il personale è sotto organico e che le pratiche s’accumulano. L’ultima delle addette al front office mi ha preconizzato la liquidazione dell’assegno a marzo 2019! Nove mesi dall’esodo dal servizio!!!!!
Sono in buona compagnia, numerosi sono i conoscenti nella stessa condizione.
Un mal comune che non mi dà alcun gaudio. Ho vissuto sino a ora con lo stipendio e pensavo di poter continuate con la pensione, ma l’Inps si è appropriato delle somme che deve erogarmi e il risultato è che io, come gli altri, stiamo prestando denaro all’Istituto, ovvero allo Stato, senza assenso, senza alcuna pattuizione, senza alcun riferimento al costo di questo prestito forzoso.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Recentemente, il medesimo Inps mi ha fatto recapitare un avviso di accertamento per contributi che non avrei versato per una collaboratrice domestica.
L’avviso recava la somma da versare e il termine di trenta giorni per dare spiegazioni o pagare. Il 22 dicembre (scrivo la data perché è significativa) ho inviato il modulo per spiegare che nel periodo indicato la lavoratrice era in maternità e che di conseguenza c’era stato un errore di calcolo da parte dell’Istituto.
Il 27 dicembre (sempre richiamo l’attenzione alla data, 5 giorni dopo la mia comunicazione con in mezzo le feste di Natale!!!) l’Inps ultra-sollecitamente mi invia il ricalcolo dei contributi omessi per una somma che di cui non comprendo l’imputazione ma che sono sensibilmente ridotti rispetto al primo avviso. In calce alla nota l’Inps mi ammonisce che se non provvederò al pagamento entro i termini indicati (30 giorni dal ricevimento) sarà costretto ad avviare la procedura per il recupero in via giudiziale delle somme non riscosse.
Una riflessione sorge spontanea: per liquidare la mia pensione non esiste tempistica da rispettare, non esistono responsabilità per il ritardo con il quale verrà erogata, in sei mesi non è mi è stata data alcuna risposta e/o spiegazione di cosa sta succedendo; di contro per riscuotere somme presuntamente da me non versate, l’Inps non solo riscontra la mia mail in cinque giorni dal ricevimento (nell’unico giorno lavorativo successivo alle feste natalizie) ma perentoriamente mi ammonisce a pagare entro i termini minacciando il recupero in via giudiziale. Peraltro, ci si potrebbe chiedere con quali risorse visto che non percepisco quelle che mi spettano da sei mesi?
Insomma, l’Istituto procede nel trattare le sue pratiche con due pesi e due misure?
Gloria Pieroni
Cara Gloria, pubblichiamo la sua segnalazione senza alcun commento. Almeno in attesa che l’Inps risponda a quello che appare un più che giustificato interrogativo da parte sua: come mai l’Inps per riscuotere ha personale che lavora anche sotto Natale e per pagare non trova tempo?