Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha pubblicato la regolamenteazione sull’etichettatura degli alimenti contenenti ingredienti geneticamente modificati o Ogm. Ma nel bollino appositamente creato non c’è alcun riferimento ad organismi geneticamente modificati, né per esteso né sotto forma di acronomico, Ogm.  Secondo quanto stabilisce infatti il  “National Bioengineered Food Disclosure Standard”, i prodotti transgenici verranno etichettati con il termine “bioingegneria” o alimenti BE. Come riporta EcoWatch, infatti, dal 1° gennaio 2022, le aziende alimentari avranno quattro opzioni per pubblicizzare la natura dei loro prodotti Ogm.
Le regole
Sulla confezione: “Cibo bioingegnerizzato” o “Contiene un ingrediente alimentare bioingegnerizzato”;Â Sulle pubblicazioni digitali: devono essere incluse istruzioni come “Scansionare qui per ulteriori informazioni sul prodotto” e includere un numero di telefono;
divulgazione sotto forma di messaggi di testo; presenza del marchio apposito. A volere questa nuova regolamentazione sugli Ogm, nel 2016, l’allora presidente Usa Obama. I critici sostengono che consentire alle aziende alimentari di utilizzare codici QR, URL di un sito Web o numeri telefonici piuttosto che obbligarle a usare un bollino, sia piuttosto oscuro.
Troppe scappatoie
EcoWatch riporta il parere del direttore esecutivo di Food & Water Watch, Wenonah Hauter: “Questa regola è piena di scappatoie che consentiranno ai produttori di utilizzare codici digitali e altre tecnologie che rendono la rivelazione della presenza di Ogm più difficile per i consumatori rispetto alle semplici etichette su pacco. Molte persone non hanno accesso agli smartphone utili per scansionare i codici QR, o non riescono a raggiungere una buona connessione durante lo shopping”. Il Segretario all’Agricoltura, Sonny Perdue, ha affermato invece che il nuovo standard di etichettatura aumenta la trasparenza del sistema alimentare nazionale e assicura chiare informazioni e coerenza di etichettatura: “Lo standard evita anche un sistema  a macchia di leopardo stato-per-stato patchwork che potrebbe confondere i consumatori”.
Parole ambigue e prodotti esenti
A tal proposito c’è la questione del termine usato. Gregory Jaffe del Center for Science in the Public Interest (CSPI), che appoggiava il termine “ingegneria genetica” sul packaging, sosteneva che il nuovo standard di etichettatura potrebbe seminare confusione perché i consumatori potrebbero non avere familiarità con il termine “bioingegneria”. In secondo luogo, ha detto Jaffe, il nuovo standard consente un’esenzione per gli ingredienti altamente trasformati come lo zucchero e gli oli vegetali che sono chimicamente indistinguibili dai loro omologhi non OGM. Insomma, un pasticcio che sembra far comodo solo all’industria biotech.