L’attuale “tassa” sui rifiuti, la Ta.ri, sfavorisce le famiglie con redditi più bassi, non incentiva un uso più responsabile delle risorse ambientali e andrebbe così riconsiderata, cambiando i parametri di calcolo della tariffa. È quanto emerge da uno studio della Banca d’Italia che auspica una modifica della tassazione che invece di considerare la dimensione dell’abitazione (a prescindere dal suo valore) e del nucleo familiare, valuti la produzione dei rifiuti.E quindi vada incontro al vero spirito della tariffa ovvero: meno si inquina, meno si paga. Un cambiamento che porterebbe, secondo gli autori dello studio, anche a una gestione più efficiente dei rifiuti.
“I risultati – scrivono nell’abstract gli autori – indicano che la Ta.ri. non discrimina adeguatamente fra famiglie in base alla produzione di rifiuti e presenta effetti redistributivi peculiari a sfavore dei nuclei con redditi più bassi. Una riconfigurazione del prelievo in chiave tariffaria porterebbe benefici non solo in termini di efficienza – per gli incentivi ad un utilizzo più responsabile delle risorse pubbliche e di quelle ambientali – ma anche in termini di equità, poiché rimuoverebbe i profili di regressività dell’attuale tariffa”.
La Ta.ri., ricorda la ricerca, ha un ruolo rilevante nei bilanci locali. Essa fornisce un gettito di quasi 10 miliardi , di cui il 60% in capo alle famiglie, corrispondente a quasi un quinto delle entrate comunali. Dal 2016 rappresenta l’unica forma di prelievo sulla proprietà dell’abitazione di residenza e il suo importo può essere incrementato dagli enti, a differenza delle aliquote degli altri tributi locali, che sono bloccate.
La questione dei rifiuti resta centrale in Italia: “la quota smaltita in discarica è molto elevata, anche nel confronto internazionale, il che rende il servizio particolarmente oneroso. Inoltre i risultati deludenti conseguiti nella gestione dei rifiuti, soprattutto in alcuni grandi centri urbani, hanno pesanti ricadute sulla qualità della vita percepita dai cittadini e sul valore del patrimonio immobiliare”.