Petti si è schierato contro le aste al ribasso che penalizzano gli agricoltori e ha deciso di pagare i pomodori 100 euro a tonnellata, poco più di dieci euro in più per ogni tonnellata rispetto a quello stabilito dal contratto di riferimento. Quella delle aste al ribasso è una pratica purtroppo molto diffusa nella grande distribuzione: con questo strumento, infatti, le grosse catene di distribuzione utilizzano apposite piattaforme informatiche con cui chiedono ai fornitori di avanzare un’offerta per una grande quantità di un certo prodotto. Sulla base dell’offerta più bassa la GDO convoca successivamente una seconda asta on line che in poche ore chiama i partecipanti a rilanciare, con un evidente paradosso, per ribassare ulteriormente il prezzo di vendita di quel prodotto.
Le aste al ribasso sono ritenute responsabili dello schiacciamento dei prezzi e collegate quindi allo sfruttamento dei lavoratori nelle campagne. Già ad agosto un annuncio simile era stato dato dall’ad di Conad, Francesco Pugliese, che non solo aveva dichiarato che il suo gruppo non ne faceva ricorso ma si era spinto anche oltre chiedendo all’Ue di intervenire per porre fine a questa pratica. Adesso al decisione di Petti destinata a favorire un guadagno maggiore agli agricoltori.
Quest’anno, l’accordo per il bacino del Centro-Sud prevede un prezzo di riferimento medio di 87 euro per tonnellata (0,087 centesimi di euro al chilo) per il pomodoro tondo e 97 euro a tonnellata (0,097 centesimi al chilo) per il pomodoro lungo. L’Accordo per il Nord prevede invece un prezzo di riferimento medio di 79,75 euro a tonnellata (solo per il pomodoro tondo perché quello lungo al Nord non viene prodotto).
L’azienda Petti si trova a Venturina Terme (Livorno) e acquista – attraverso Italian Food Spa – prevalentemente il prodotto degli agricoltori consorziati in Aspor nelle aree Livorno-Grosseto.
Una decisione presa a seguito di un’annata particolarmente difficile per il pomodoro al Centro-Nord Italia, con un clima instabile tra siccità e violente precipitazioni che ha condizionato fortemente le fasi della coltivazione, provocando una forte flessione produttiva.
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