Tredici anni passati a sviluppare con successo la prima patata Ogm e poi una crisi di coscienza dovuta ai dubbi su quello a cui aveva dato vita.
Caius Rommens è stato direttore di ricerca della Simplot Plant Sciences dal 2000 al 2013, dopo aver abbandonato Monsanto per guidare l’équipe che sviluppava una patata geneticamente modificata che ora è venduta in 4.000 supermercati negli Stati Uniti.
Il suo progetto era realizzare un tubero geneticamente modificato per resistere alle ammaccature e agli imbrunimenti e alla peronospora, e che potesse essere usato per produrre patatine fritte meno cancerogene.
Le cose non debbono essere andate proprio secondo i suoi piani se oggi ha pubblicato il libro Pandora’s Potatoes, in cui racconta come l’entusiasmo iniziale di uno scienziato sull’ingegneria genetica si è trasformato in dubbio e poi in paura per i pericoli che la tecnologia può creare.
E i primi dubbi, Rommens comincia a nutrirli proprio sul meccanismo di cui si è servito: il silenziamento di geni chiamati RNAi. “Qualsiasi gene con una struttura simile può essere silenziato” ammette in un’intervista a Ken Roseboro pubblicata da EcoWatch. Perfino i geni degli animali. “Sono molto preoccupato per le api, non mangiano patate Ogm, ma possono utilizzare il polline per nutrire le loro larve. Sulla base della mia valutazione della letteratura, sembra che anche in questo caso potrebbero esserci alterazioni del Dna”, spiega.
Non solo. Queste modifiche aumentano le tossine che si accumulano nelle patate Ogm, in particolare l’alfa-aminoadipato, una neurotossina che può anche reagire con gli zuccheri per produrre prodotti avanzati di glicossidazione implicati in una varietà di malattie.
“Non ci sono dati sui livelli effettivi di alfa-amminoadipato nelle patate transgeniche, ma credo che Simplot dovrebbe determinare attentamente questi livelli” spiega Rommens a Roseboro.
Anche per quanto riguarda la tendenza non scurirsi di queste patate biotech, lo scienziato ha avuto il tempo per realizzare come il suo lavoro si sia trasformato da opportunità in rischio. Se in una patata convenzionale i tessuti danneggiati sono normalmente identificati e tagliati, in quella Ogm sono nascosti, o parzialmente nascosti, e gran parte non vengono scartati. Con tutto il carico di tossine che possono portarsi dietro.
“La soppressione dei sintomi è così efficace che abbiamo creduto di aver superato il problema dei lividi. Mi ci è voluto un sacco di tempo per capire che le patate GM hanno ancora lividi – lividi invisibili – che sono altrettanto danneggiati come i lividi oscuranti delle patate normali. In altre parole, i lividi invisibili sono ancora punti di entrata per gli agenti patogeni e i punti di uscita per l’acqua, che sono due problemi importanti durante la conservazione” ha spiegato Rommens.
E la protezione contro la peronospora? Ammette lo scienziato che “nessuno sa per quanto tempo durerà. Gli allevatori di piante hanno testato diversi geni di resistenza in passato e questi geni sono quasi sempre superati da agenti patogeni in rapida evoluzione”.