Il Tribunale di Lecce ha nuovamente condannato Poste Italiane a versare l’intera somma maturata a due titolari di alcuni buoni fruttiferi in vecchie lire. L’azienda che si era rifiutata in base al decreto ministeriale 148 del 1986 ha dovuto pagare anche le spese processuali e gli interessi. Di fronte al diniego, madre e figlio, che avevano ereditato di buoni, si sono rivolti allo Sportello dei Diritti che li ha difesi in giudizio.
Era accaduto che alla scadenza prevista dei buoni fruttiferi, figlio e madre novantenne si erano recati presso lo sportello di Poste Italiane per chiedere il pagamento dell’importo pari ad un controvalore in euro di 61.277,84. Il direttore dell’ufficio, come accade ormai abitualmente, opponeva la disponibilità a liquidare solo la metà dell’importo, in ragione del famigerato decreto ministeriale 148 del 1986, noto come Gava-Goria, secondo cui con effetto retroattivo e in spregio a quanto indicato nei Buoni Fruttiferi, venivano dimezzati rendimenti anche per quelli emessi dal 1974 in poi.
Madre e figlio si sono, quindi, rivolti allo “Sportello dei Diritti”, che da anni continua ad affrontare una battaglia di giustizia e legalità per la tutela dei risparmiatori che hanno optato per l’acquisto di Buoni Fruttiferi Postali contro l’ingiusta e illegittima volontà manifestata da Poste Italiane di pagare importi solo pari alla metà di quelli previsti alla sottoscrizione. Il giudice del tribunale di Lecce ha ritenuto fondate le motivazioni addotte dai risparmiatori e ha, di fatto, condannato Poste Italiane a pagare l’intero importo di euro 61.277,84, oltre ad interessi, onorari e spese di procedura a fronte del modesto investimento in lire, versate all’atto della sottoscrizione.