Il Parlamanto europeo ha votato una risoluzione per vietare l’uso preventivo degli antibiotici negli allevamenti, una pratica diffusa che prevede la somministrazione di massa dei farmaci che sta incentivando l’antibioticoresistenza, ovvero l’inefficia di molti antimicrobici per contrastare malattie umane.
“Questo storico voto – spiega in una nota Ciwf-Italia, membro dell’Alleanza per Salvare i Nostri Antibiotici – che dovrà essere confermato dal Consiglio dell’Unione europea, vieta l’uso di massa e su gruppi di animali a partire dal 2022“.
L’uso eccessivo degli antibiotici negli allevamenti avviene, secondo l’associazione animalista, per compensare le scarse condizioni di benessere degli animali. Questo, insieme con il sovraffollamento, favorisce lo sviluppo di batteri resistenti che possono infettare anche le persone. La resistenza agli antibiotici è un’emergenza globale e una delle minacce alla salute dei prossimi anni come ha più volte sottolineato l’Oms.
Trattamenti mirati e non più di massa
“Il 73% degli antibiotici consumati nel mondo – precisa Ciwf-Italia – sono utilizzati negli allevamenti. In Italia circa il 70% degli antibiotici venduti sono destinati ai cosiddetti “animali da reddito”. È importante sottolineare che questa nuova legge non esclude di curare gli animali, e neanche esclude di somministrare gli antibiotici ai singoli animali che sono a rischio di sviluppare patologie che poi possono trasmettersi al gruppo”. Il punto chiave consiste proprio nel curare i singoli animali evitando i trattamenti profilattici di massa o di gruppo attraverso il mangime o l’acqua“.
“Ora il Consiglio d’Europa dica sì”
Soddisfatta Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf-Italia: “Il voto del Parlamento europeo segna un importante passo avanti verso un uso più responsabile degli antibiotici negli animali degli allevamenti. Ci aspettiamo dunque, che una volta arrivata la conferma da parte del Consiglio dell’Unione, questo divieto dell’uso preventivo di antibiotici venga applicato rigorosamente dal nostro paese, e che allo stesso tempo vengano incentivati sistemi più rispettosi del benessere degli animali, che, come è comprovato, richiedono un minor uso di farmaci”.
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