
Caro Salvagente, abito al piano terra in un appartamento dotato di un terrazzino di circa 15 metri quadrati. Capita spesso che dai piani sovrastanti arrivi giù un’autentica pioggia, in orari assurdi. Come posso risolvere questo problema che non mi permette di usare a pieno titolo dell’ingresso della mia abitazione?
Giacomo Becheroni, Roma

A parte queste norme, però, purtroppo o per fortuna non esiste una legge dello Stato né del Comune che dica se, come, quando si possono innaffiare piante e fiori sui balconi. Ma il regolamento di condominio potrebbe contenerne una che disciplini questa attività che i partecipanti svolgono nell’ambito della proprietà esclusiva. È possibile infatti che il regolamento, di natura assembleare o contrattuale, stabilisca norme di comportamento, orari e accortezze per bagnare le piante sui balconi. Se così non è, dopo aver tentato la strada della persuasione, è bene segnalare il problema all’amministratore, chiedergli di affrontarlo nel corso della prima assemblea utile e proporre l’approvazione di una norma che regoli la materia.
La disciplina dovrebbe prevedere l’innaffiatura nelle ore serali e con moderazione (senza cioè che si bagnino i balconi sottostanti), ponendo, perché no, anche una sanzione per chi trasgredisce.
Oltre a creare disagi a chi abita ai piani inferiori, un getto d’acqua molto forte può deteriorare un tappeto o un capo pregiato steso ad asciugare: in tal caso, l’interessato potrebbe richiedere i danni. Tanto dovrebbe bastare a insegnare l’educazione ai condomini.
Se neanche in questo modo si ottengono risultati, sarà il caso di ricorrere all’autorità giudiziaria, invocando lo stesso art. 844 c. c. che si occupa di immissioni ma può bene applicarsi al problema dello stillicidio o delle secchiate di acqua derivanti da innaffiamento.









