“Ci sono prove sufficienti per concludere che il glifosato può provocare il cancro“. Il giudice Vince Chhabria del processo intentato dall’ex giardiniere californiano DeWayne Johnson contro la Monsanto, rea con il suo RoundUp di aver causato linfoma non Hodgkin e di aver “nascosto” per anni la cancerogeneicità del composto alla base dell’erbicida più venduto al mondo, ha ammesso per la prima volta agli atti gli studi di quattro esperti della difesa che evidenziano il nesso causale tra il RoundUp e il linfoma non Hodgkin.
Come ha scritto Le Monde, “nel suo (di Chhabria, ndr) rapporto di sessantotto pagine, il giudice ha descritto le argomentazioni dell’esperto del denunciante come “fragili” e ha completamente respinto le opinioni di due scienziati. Ma ha detto che i risultati degli altri quattro esperti sono stati sufficienti per una giuria per concludere che il glifosato può causare il cancro negli esseri umani”. Naturalmente nel dibattimento dovrà essere provato nel caso specifico l’insorgenza della patologia nell’ex giardiniere distretto scolastico di Benicia, appena a nord di San Francisco.
Rigettata la richiesta del colosso del RoundUP
Nei mesi scorsi la Monsanto si era opposta all’intenzione degli avvocati dell’accusa di portare degli esperti di parte perché li riteneva non in possesso dei requisiti scientifici o legali di ammissibilità . Il giudice invece – qui la prima novità – ha ammesso gli esperti nominati da DeWayne Johnson e, escludendo argomentazioni di alcuni di essi, ha amesso agli atti le considerazioni che stabiliscono un nesso causale tra glifosato e linfoma. Una decisione che potrebbe aprire la strada a un contezioso incredibile visto che solo negli Usa sono oltre 400 le denunce di altrettanti contadini contro il colosso del biotech da poco acquistato dalla Bayer.
La Monsanto, dal canto suo, ha sempre negato le accuse e in una dichiarazione ha affermato che continuerà a difendere le cause con prove che dimostrano che “non vi è assolutamente alcuna connessione tra glifosato e cancro”. La società ha affermato che la sua posizione è supportata da oltre 800 studi scientifici e recensioni.
“È tempo di ritenere la Monsanto responsabile per aver messo sul mercato questo prodotto pericoloso”, è stata la replica secca di un avvocato dellla difesa.
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