Nove mesi per farsi ridare il figlio, strappato dal tribunale dei minori. La storia di Laura

Oggi Laura e il suo bambino sono di nuovo insieme, dopo quasi nove mesi di separazione dolorosissima. Avevamo raccontato la loro storia – una delle tante – nell’articolo Se all’improvviso ti strappano il figlio per fare luce sul sistema degli affidi e degli allontanamenti. L’incubo di Laura era iniziato con una telefonata arrivata la mattina presto e l’obbligo di presentarsi alla caserma dei carabinieri del paese. Laura – l’avevamo chiamata così – aveva preso il suo piccolino di tre anni in tutta fretta e si era precipitata. In pochi minuti suo figlio le era stato tolto, senza che lei sapesse perché, senza che lei potesse dire niente. Solo dopo mesi lei e il suo avvocato avevano scoperto che la miccia era stata la denuncia di un amante rifiutato – poi ritirata – che sperava di avvicinarla a se’ se le avessero allontanato il figlio.

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Sono seguiti quasi nove mesi di dramma profondo, di denunce, di udienze al Tribunale dei minorenni di Bologna, di incontri protetti all’inizio negati, di carte degli avvocati che accusavano l’operato di psicologhe e assistenti sociali. E oggi si vede quasi la luce.

Tutto è bene quel che finisce bene?

“Da oggi Laura e il suo bimbo di tre anni sono di nuovo insieme, in una comunità in provincia di Ferrara. Un passaggio, perché l’obiettivo è che tornino entrambi a casa, dove è giusto che stiano. Chiederò un incontro con la mia assistita già per la prossima settimana e sono partite le richieste di risarcimento danni agli operatori coinvolti”, le dure parole dell’avvocato Francesco Miraglia che, in giro per il Paese, segue tantissimi casi di allontanamenti di minori “ingiustificati”. E che non nasconde soddisfazione per questo primo risultato ottenuto per la giovane donna: “È una bellissima notizia”, aggiunge. E spiega: “Alla fine, senza che sia cambiato nulla, il Tribunale ha cambiato rotta e stabilito quello che chiedevamo da mesi: riunire madre e figlio e far seguire loro un percorso. Avevamo avuto ragione fin dall’inizio e alla fine ci è stato riconosciuto. Ma a che prezzo? Si è dovuta smuovere l’opinione pubblica, abbiamo denunciato le operatrici responsabili dell’allontanamento del bimbo per falso ideologico e falsa testimonianza, avanzato l’ipotesi di richiedere un risarcimento danni, coinvolto la politica a livello regionale. Tutto per cosa? Per ottenere quanto sostenevamo da sempre: madre e figlio non hanno problemi relazionali tra loro e possono tranquillamente vivere insieme. Potremmo anche dire ora che tutto è bene quel che finisce bene: sicuramente, però, continuerò a seguire la vicenda fino a quando questa madre non tornerà a casa con il piccolo. Solo allora considereremo definitivamente conclusa questa penosa e assurda vicenda”.

Una vicenda drammatica, una delle tante, come sostiene il Comitato dei cittadini per i diritti umani (CCDU) Onlus. Un trauma, probabilmente, che si inserisce in una vita come quella di Laura che era stata anche vittima di violenza da parte del padre del bambino: “Come faremo a superare questo trauma? È terribile quello che è successo a nostra figlia e al nostro nipotino: non pensavo proprio che potessero accadere cose simili nel nostro paese”, lo sfogo tra le lacrime della mamma della ragazza coinvolta, la nonna del piccolino di tre anni, che per nove mesi non ha quasi visto la sua mamma senza sapere e capire il perché.

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Nove mesi a salutare la mamma che non c’era

Rilevante, nella svolta della vicenda, la testimonianza verbalizzata della famiglia a cui il bambino è stato affidato che ha totalmente ribaltato le testimonianze di psicologhe e assistenti sociali che continuavano a considerare la mamma inidonea. “La famiglia ha riferito che non c’erano le condizioni perché l’affido potesse proseguire: il bambino stava malissimo, non dormiva, e si affacciava alla finestra a salutare la mamma (che ovviamente non c’era) guardando il cielo.. Per loro era uno dei tanti evidenti segnali di nostalgia profonda della madre”, racconta Miraglia.

A dare forza alla battaglia sostenuta da Miraglia, durante i mesi di allontanamento, la registrazione di un incontro protetto che smentiva quanto trascritto nel verbale redatto dalle operatrici.

“E’ stato un incubo e spero che davvero tornino a casa presto tutti e due – prosegue la nonna – ; nostro nipote era un bambino educato, vivace, socievole. Durante gli incontri protetti chiedeva sempre alla sua mamma di portarlo via, le diceva di prendere la macchina e andarsene insieme.. Chi ci restituirà la serenità?”.

Questo caso, per Miraglia e per Paolo Roat del Ccdu, è emblematico e dimostra la necessità di riformare il sistema, come da più parti viene richiesto.