Non è certo il primo studio che porta alla conclusione di un legame tra esposizione a pesticidi e malattia di Parkinson (basti ricordare quello che metteva sotto acussa il glifosato), ma è il primo a essere basato su cellule umane.
Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Guelph in Ontario, Canada, svela alcuni dei modi in cui i pesticidi causano mutazioni genetiche, portando a neurodegenerazione. Sotto accusa, in particolare, il paraquat e il maneb che alterano l’espressione genica e possono portare alla malattia di Parkinson in persone che sono geneticamente predisposti alla malattia. Il paraquat è un diserbante che, per la sua pericolosità, è vietato nell’Unione europea ma è ancora prodotto nel vecchio continente per l’esportazione negli Usa dove l’uso è ancora consentito.
Stesso bando, in Europa, per il maneb, un fungicida.
L’autore senior dello studio Scott Ryan, professore di biologia molecolare e cellulare presso l’Università di Guelph, spiega: “Per le persone esposte a queste sostanze chimiche è quantificabile un maggior rischio del 250% di sviluppare il morbo di Parkinson rispetto al resto della popolazione”.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Federation of American Societies for Experimental Biology. I ricercatori hanno utilizzato cellule staminali di pazienti con malattia di Parkinson che presentavano una mutazione nel gene responsabile della codifica della proteina α-sinucleina. Almeno 30 alterazioni in questo gene sono state associate al morbo di Parkinson, e i gruppi di proteine α-sinucleina sono un segno ben documentato della malattia, anche se scarsamente compreso.
Per la nuova ricerca, gli scienziati hanno anche lavorato con cellule embrionali normali che hanno modificato usando il montaggio genetico per replicare la mutazione genetica dell’α-sinucleina.
“Siamo stati tra i primi a indagare su ciò che sta accadendo all’interno delle cellule umane”, spiega il prof. Ryan.
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