Le multe notificate dopo 90 giorni sono illegittime e non sono ammesse scuse per giustificare l’eventuale ritardo del Comune. A ribadirlo è una sentenza della Corte di Cassazione che ha dato torto al comune di Milano che aveva notificato otre i 3 mesi sostenendo che “i 90 giorni per la notifica non scattano dal giorno in cui l’infrazione viene commessa e registrata dalle telecamere, ma da quando un agente della polizia locale inizia a trattare la pratica, e dunque vede per la prima volta le immagini scattate dall’autovelox”.
Una giustificazione “cervellotica” prima rigettata dal Giudice di pace all’inizio del 2015 e qualche mese dal Tribunale e che oggi i giudici di Cassazione rigettano ulteriormente mentre il comune di Milano vede andare in fumo migliaia di euro. Le contravvenzioni spiccate in quel periodo, infatti, sono tantissime. Come ricostruisce oggi l’edizione locale del Corriere, nella primavera del 2014 Palazzo Marino installa sette nuovi autovelox, i marchingegni elettronici iniziano a scattare migliaia di foto (contravvenzioni) al giorno, così al comando della polizia locale in piazza Beccaria le pratiche da trattare si accumulano, aumentano a vista d’occhio, intasano stanze e computer, il gruppo di agenti rilevatori viene rinforzato, ma la macchina organizzativa non ce la fa comunque a rispettare i tempi. E così, decisione politica, si pensa di ricorrere alla scappatoia dell’«accertamento differito». Una scappatoia che la Corte di Cassazione boccia in pieno: non c’è alcuna giustificazione per sforare i tempi di consegna delle contravvenzioni. Soprattutto, scrivono i giudici, quando “la difficoltà è connessa all’attività dell’amministrazione, chiamata a gestire un numero elevato di violazioni”.