CocktOil, sgominata banda che vendeva gasolio di contrabbando

Oltre 5,4 milioni di litri di carburante proveniente dall’Est è stato venduto illegalmente nel nostro paese, per un totale di circa 12 milioni di euro di evasione fiscale. A bloccare l’attività criminale l’operazione CocktOil condotta dal comando provinciale di Parma della guardia di finanza che si è conclusa con l’arresto di cinque persone arrestate, 13 denunciate a piede libero e tre società poste sotto sequestro. Si tratta dell’ennesimo caso di contrabbando di carburanti illegali immessi in modo fraudolento nel mercato italiano che, secondo la stima dell’Unione petrolifera, raggiungerebbe picchi tra il 5 e il 10% degli oltre 31 miliardi di litri erogati ogni anno in Italia come abbiamo raccontato nel numero in edicola con l’inchiesta “Dirty Oil” raccontata nel video che segue:

 

Il carosello del “CocktOIl”

Dall’attività investigativa delle Fiamme gialle è emerso che entravano in Italia dei prodotti energetici classificati come “oli lubrificanti”, “fiscalmente assoggettati alla sola imposta di consumo, ma di fatto utilizzabili anche per l’autotrazione alla stessa stregua del gasolio che, tuttavia, per lo specifico uso, sconta il pagamento sia dell’Iva che delle accise, con un’incidenza sul prezzo finale di circa il 70%”.

Tra il 2014 ed il 2015, i soggetti coinvolti  “tramite intermediari commerciali di comodo, acquistavano partite di olio lubrificante in diversi paesi comunitari, in genere dell’Europa centro-orientale, dove tale prodotto non è assoggettato ad
imposta di consumo. La merce raggiungeva l’Italia in regime di “transito”, scortata da documenti, non monitorati dal sistema comunitario, che attestavano una fittizia destinazione in un altro paese dell’Unione (in genere Grecia, Cipro e Malta)”.
I prodotti petroliferi nella realtà raggiungevano il sito industriale di Fontevivo, “ove veniva scaricato ed immesso in consumo in completa evasione di imposta, con la con seguente alterazione del mercato e delle regole della corretta concorrenza”.
Per regolarizzare la contabilità, erano poi adottati vari espedienti, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere”
compiacenti. “Le indagini hanno permesso di accertare che l’associazione criminale ha immesso fraudolentemente in consumo circa 5,4 milioni di litri di prodotto energetico, evadendo circa 7 milioni di euro per quanto concerne le imposte dirette, l’Iva e l’Irap, nonché 5 milioni di euro di accise“.