Il presidente Trump ha firmato l’ordine di colpire le importazioni di acciaio da tutti i paesi con una tariffa del 25% – escludendo Messico e Canada per ora – ma scegliendo di innalzare i dazi sui prodotti dell’UE. Decisione che potrebbe scatenare una controproducente guerra commerciale tra le economie degli Stati Uniti e dell’UE.
I dazi americani contro l’Unione Europea tornano dopo venti anni ossia quando gli Stati Uniti, dopo aver presentato ricorso al Wto contro il divieto europeo alla carne agli ormoni Usa, sono stati autorizzati a fissare nel 1999 una lista di prodotti sui quali sono stati applicati dazi doganali per un valore che ammontava a 116,8 milioni di dollari annuali.
“La misura degli Stati Uniti include in modo infondato i produttori dell’UE, che subiranno in modo significativo la perdita di uno dei suoi principali mercati di esportazione. La giustificazione di sicurezza nazionale che il Presidente ha usato – e il collegamento di queste tariffe con i finanziamenti della NATO – è un’assurdità “, ha affermato Axel Eggert, direttore generale di EUROFER la principale associazione europea che difende gli interessi dei produttori di acciaio.
Gli Stati Uniti importano circa 35 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. La preoccupazione per i produttori di acciaio UE non è solo la potenziale perdita di accesso a un mercato con cui hanno forti legami commerciali, ma una forte ed improvvisa diminuzione degli scambi commerciali verso il mercato aperto dell’UE.
Le reazioni UE
Cecilia Malmstrom Commissario europeo per il commercio ha commentato con un Tweet: “L’UE è uno stretto alleato degli Stati Uniti e continuiamo a essere del parere che l’UE dovrebbe essere esclusa da queste misure. Cercherò maggiore chiarezza su questo tema incontrando Robert Lighthizer rappresentante Usa per il commercio sabato a Bruxelles”
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Insieme ad acciaio, motociclette, abbigliamento, scarpe e cosmetici, l’Unione Europea si prepara a colpire alcuni prodotti più rappresentativi della cultura alimentare del Made in Usa dai fagioli rossi al burro d’arachidi, dal riso ai mirtilli, dal tabacco ai sigari, dal succo d’arancia al bourbon whiskey. In particolare le importazioni di bourbon whiskey statunitense in Italia valgono 25 milioni di euro nel 2017, il prodotto agroalimentare più colpito dalle misure di ritorsione che sta valutando l’Unione Europea.
Cosa perdiamo
Ora si riapre una guerra commerciale che mette a rischio 40,5 miliardi di esportazioni Made in Italy che hanno raggiunto nel 2017 in Usa il record storico grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all’anno precedente.
In particolare è l’agroalimentare a rischio con circa 4 miliardi di export agroalimentare Made in Italy con le esportazioni di cibo e bevande che sono aumentate del 6% nel 2017. Gli Usa – spiega la Coldiretti – si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta. E potrebbe diventare rapidamente vittima di questa crisi.
Federalimentare: apriamo alla Russia
“Non è mai un fatto positivo quando la crescita del commercio mondiale viene ostacolata da dazi e neoprotezionismi” commenta Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare. Ma proprio il fatto che gli Stati Uniti sono il primo mercato del food italiano fuori dalla Comunità europea lo spingere ad aggiungere “Bisogna tuttavia riconoscere che Trump ha ragione quando afferma la necessità di difendersi da quei Paesi che aumentano le proprie quote di mercato facendo dumping ambientale o sociale”.
Il riferimento, ovviamente, è lontano dai nostri confini. Spiega il presidente di Federalimentare: “Troppo facile essere competitivi sfruttando manodopera minorile, non assicurando i livelli minimi di sicurezza sul lavoro, impiegando ingenti risorse in aiuti di stato alle imprese o in sostegno all’esportazione cosa ancora più grave quando si parla di agroalimentare e si mette così a rischio la salute del consumatore e la competitività delle nostre aziende che operano secondo i più rigidi standard”.
L’invito di Scordamaglia è da una parte l’invito alla moderazione e alla trattativa con le tendenze trumpiste. Dall’altra, il presidente di Ferederalimentare chiede exit strategy che non penalizzano il made in Italy, ipotizzando che “in caso di eventuali dazi Usa verso la Ue, non certo accusabile di dumping, l’Unione europea reagisca rivedendo le proprie sanzioni verso la Russia e rilanciando un progetto di maggiore integrazione dei mercati tra Ue e la Federazione Russa”.