Farmaci contro il raffreddore? Ecco quali sono i più dannosi che utili

Più dannosi che utili. È questo il risultato sulla nostra salute di molti farmaci secondo Prescrire, l’autorevole ong francese composta da medici indipendenti che ogni anno – dal 2010 ad oggi – si occupa di di analizzare il rapproto tra rischi e benefici di un medicinale. Prescrire, che edita l’omonima rivista di informazione scientifica sui farmaci, pubblica la lista nera di questi medicinali e, laddove esiste, indica una terapia alternativa (attenzione: sempre farmacologica) per ridurre gli effetti indesiderati oppure migliorare l’efficacia stessa della cura.

Nell’ultimo report datato febbraio 2018 (appena uscito in lingua francese) è stata aggiornata la black list e passati al setaccio 90 principi attivi per i quali, in base all’analisi degli studi clinici e ai bugiardini, è stata valutata l’efficacia e il rapporto tra la capacità di curare e gli effetti indesiderati – spesso gravi se non gravissimi – associati alla terapia con un determinato farmaco.

Come vengono valutati i farmaci

Come si arriva a bocciare un farmaco? Ci sono mediciali che, data la situazione clinica, espongono i pazienti a rischi sproporzionati in relazione ai benefici che apportano; nella lista vengono indicati medicinali più recenti che, rispettano a “concorrenti” tradizionali in uso da più tempo, presentano un rapporto rischio-beneficio più favorevole; vengono riportati farmaci la cui efficacia non è dimostrata oltre l’effetto placebo e che espongono a effetti avversi particolarmente gravi.

Quella che vi proponiamo di seguito è una lista parziale e fa riferimento al giudizio di Prescrire sui medicinali (spesso anche da banco) prescrivibili e/o acquistabili anche in Italia per la cura del raffreddore, tosse e più in generale di malattie respiratorie. Per primo abbiamo indicato i principi attivi, seguiti tra parentesi dal nome commerciale dei farmaci. Dove possibile sono indicate le alternative meno dannose.

Raffreddore e tosse: la black list…e le possibili alternative

I decongestionanti per via orale a base di efedrina, nafazolina, ossimetazolina, fenilefrina, pseudoefedrina e tuaminoeptano, sono dei farmaci vasocostrittori simpaticomimetici che espongono il paziente a effetti indesiderati come colite ischemica e malattie cardiovascolari anche gravi (ipertensione, disturbi del miocardio e ictus). Alternative: questi farmaci hanno effetti collaterali sproporzionati per alleviare malattie lievi come il raffreddore che si possono “curare” anche in altri modi.

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Ambroxolo (Muxol e altri) e bromexina (Bisolvon) sono mucolitici e non hanno alcuna efficacia clinica provata al di là di un effetto placebo mentre espongono il paziente a possibili reazioni anafilattiche e cutanee gravi, talvolta fatali, tra cui eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica. Alternative: questi farmaci hanno effetti collaterali sproporzionati per alleviare malattia lievi come il mal di gola e la tosse che si possono “curare” anche in altri modi.

Folcodina è un oppiaceo utilizzato come rimedio contro la tosse che però può favorire una sensibilizzazione ai miorilassanti (rilassanti muscolari) utilizzati in anestesia generale. La tosse è una malattie lieve che non giustifica l’esposizione a questi rischi. Alternative: quando un farmaco contro la tosse è sostituibile, meglio scegliere, nonostante i suoi limiti, il destrometorfano (Bronchenolo e altri).

Tixocortol associato con clorexidina (Thiovalone e altri) è un corticosteroide usato contro il mal di gola che può causare reazioni di tipo allergico, edema mucocutanea del viso o glossite. Alternative: quando è necessario un farmaco per alleviare il mal di gola meglio sceglierne uno a base di paracetamolo.

Mannitolo (Bronchitol) è un mucolitico che non ha alcuna efficacia provata mentre espone il paziente a possibili rischi come il broncospasmo ed emottisi (emissione di sangue dalle vie respiratorie). Alternative: è meglio scegliere altri mucolitici, ad esempio, se non c’è di meglio, a base di dornase alfa (Pulmozyme).

Nintedanib (Ofev) non ha dimostrato la sua efficacia nella fibrosi polmonare idiopatica sia in termini di durata della vita che di cura della fibrosi, mentre espone il paziente a danni al fegato e a trombosi venosa, emorragie, ipertensione arteriosa e perforazione gastrointestinale. Alternative: preferibili i trattamenti sintomatici.

Roflumilast (Daxas) è un antinfiammatorio la cui efficacia non è dimostrata nei pazienti affetti da BPCO la BroncoPneumopatia cronica ostruttiva anche se li espone a effetti indesiderabili: difficoltà digestiva, perdita di peso, turbe psichiche (depressione e suicidio), insorgenza del cancro. Alternative: nonostante i suoi limiti, il trattamento di questi pazienti  basato su broncodilatatori inalatori, a volte associati a un corticoide per inalazione o addirittura all’ossigenoterapia.

Selexipag (Uptravi) è un agonista del recettore della prostaciclina orale ed ha un effetto sintomatico minimo nei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare. È stato osservato un eccesso di mortalità nella principale sperimentazione clinica che ha valutato questo principio attivo ed espone molti eventi avversi correlati alla vasodilatazione. Tuttavia in una nota del 2017 l’Ema e l’Aifa italiana hanno esaminato il caso dei 5 pazienti francesi deceduti dopo il trattamento concludendo che “i dati esaminati non indicano alcun aumento della mortalità con Uptravi, e il tasso di mortalità nei pazienti che assumono Uptravi è in linea con quanto osservato per gli altri medicinali per la PAH”.