Pfas, l’azienda mette le mani avanti. Ma chi paga la bonifica?

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Chi inquina paga è un principio in base al quale vengono tassati gli shopper per l’ortofrutta per scoraggiarne l’uso e quindi “punire” chi li utilizza. Non si capisce allora perché la Miteni, l’azienda che a Trissino in provicina di Vicenza produce Pfas, le sostanze utilizzate ad esempio per l’impermeabilizzazione dei tessuti, che per anni ha inquinato l’ambiente circostante, contiminato le falde acquifere e messo in pericolo la salute di 350mila veneti, si debba opporre all’attività di monitoraggio dell’area industriale, propedeutica per la bonifica dei terreni.

“Per i carotaggi dobbiamo fermare gli impianti e ci costa 98 milioni”

E invece proprio questo sta accadendo: l’azienda si è opposta all’avvio dei carotaggi prensentando un ricorso al Tar chiarendo che “fare quel tipo di monitoraggio provocherebbe il fermo dell’impianto, il blocco delle bonifiche in corso, durerebbe molti anni e comporterebbe un costo tra interventi, perdita di produzione, di lavoro e demolizione di palazzine di quella entità: 98 milioni di euro“.

Greenpeace: “Non sia una mossa per allungare i tempi”

Il piano di controlli previsto dal protocollo firmato da Regione Veneto, Provincia di Vicenza e Comune di Trissino, prevede, all’interno del perimetro dello stabilimento, un carotaggio ogni 10 metri: le “trivellazioni”, per prelevare campioni di terreno, avverrebbero anche al di sotto degli impianti di produzione.  Troppo per l’azienda che si è opposto al Tar. “È un comportamento inaccettabile”, spiega al Salvagente Giuseppe Ungherese responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace che segue da vicino la questione. “A parole l’azienda si è sempre dimostrata collaborativa – prosegue Ungherese – poi però nei fatti si smentisce da sola: perché ricorrere contro i monitoraggi? Non vorremmo che sia un modo per prendere tempo e rinviare la bonifica. Se Miteni non ha nulla da nascondere apra le porte alle autorità e dia modo loro di procedere con i carotaggi”.

Dure le reazioni politiche “Miteni paghi di tasca propria”

Dure le reazioni politiche alla decisaione dell’aziende di ricorrere al Tar. I consiglieri regionali Cristina Guarda (Amp) e Andrea Zanoni (Pd) hanno dichiarato: “Miteni segua l’esempio di DuPont e paghi di tasca propria” mentre i 5 Stelle si chiedono se “l’atteggiamento supino della Regione” abbia favorito l’azienda. Anche dalla Lega Nord la senatrice Erika Stefani avverte: “Miteni non deve fare cause, ma collaborare per risolvere”.