Escherichia coli (21,94%), Staphylococcus aureus (12,49%) e Klebsiella pneumoniae (8,90% ) sono i tre batteri riscontrati più frequentemente nei quasi 50mila casi di infezioni da batteri antibiotico-resistenti rilevati in Campania dai 20 laboratori aderenti al Sistema Regionale di Sorveglianza dell’Antibiotico Resistenza (Si.Re.Ar.). E’ quanto emerge dall’edizione 2016 del Rapporto sulle antibiotico resistenze e sull’uso di antibiotici rilevati nelle strutture Ospedaliere della Campania. Se è vero che solo il 13,5% dei pazienti trattati in ospedale ha contratto l’infezione fuori dal nosocomio, circa la metà dei casi di infezione antibiotico-resistente riscontrati sono stati rilevati in tre soli reparti: Terapia Intensiva (20,60% dei casi), Medicina (15,33%) e Chirurgia (14,20%).
I dati che emergono sono allarmanti e collocano la Campania tra le regioni europee dove si registrano più casi di infezioni che non si riescono a curare con gli antibiotici. Quanto alle strutture ospedaliere più colpite, in testa c’è l’ospedale Federico II (17,30% delle infezioni rilevate), il Cardarelli (14,66%) e il Ruggi di Salerno (8,79% ).
Non positivi nemmeno i dati sull’uso ospedaliero degli antibiotici: “Nel 2016 risulta ancora eccessivo e spesso inappropriato”, prosegue il rapporto, “la profilassi medica è ancora una indicazione prioritaria, mentre la profilassi chirurgica continua ad essere utilizzata con modalità poco aderenti alle Linee Guida, sia per la scelta dei principi attivi che per le modalità e i tempi di somministrazione. In generale, sembra indispensabile introdurre e diffondere nella pratica clinica i criteri di appropriatezza prescrittiva adeguati alla gravità della situazione dell’antibiotico resistenza in Campania, favorendo la diffusione delle attività di stewardship antibiotica”.