Enel ha annunciato una serie di modifiche unilaterali al contratto di fornitura prevedendo, tra l’altro, per ogni sollecito di pagamento 2,44 euro, e addirittura 28 euro, per le diffide. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: chi paga quando Poste Italiane recapita in ritardo le bollette? Chi è abituato ad avere a che fare con i tempi di consegna dell’ex monopolista, sa che non è un’eventualità remota. Che fare in questi casi?
Le cose sono piuttosto complesse perché da qualche anno a questa parte le bollette non hanno più il timbro che attesta la data di spedizione. Così diventa difficile imputare l’eventuale ritardo: Poste Italiane scarica la responsabilità sull’azienda che fattura e viceversa e a rimetterci sono i consumatori prima con gli interessi di mora, ora con i nuovi balzelli. La cosa più saggia sarebbe quella di un ritorno al passato quando anche la posta missiva (la categoria cui appartengono le bollette) aveva la data di spedizione, ma sono anni che Poste Italiane fa orecchie da mercante: non è un dettaglio da poco. Senza data, Poste non è obbligata a rimborsare il ritardo (la Carta della Qualità di Poste prevede forme di rimborso o indennizzo per i soli invii a firma, sottoposti a tracciatura e registrazione) e, soprattutto, non fanno “numero” nelle rilevazioni statistiche sulle puntualità
Ma i cittadini hanno un modo per mettersi al riparo. Ogni volta in cui il cittadino riceve una bolletta oltre il termine di scadenza, deve inoltrare un reclamo a Poste in cui chiede l’attestazione della data di consegna in modo da poter dimostrare all’azienda di fornitura (elettrica o del gas) di aver realmente ricevuto in ritardo la fattura e che, dunque, il pagamento oltre la scadenza non è a lui imputabile. Un pò faticoso, ma meglio di niente.