Acrilammide, fa scandalo in Europa il test del Salvagente sulle patatine

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I risultati del test del Salvagente sull’acrilammide nelle patatine, pubblicati nel numero in edicola (acquista qui), stanno creando un vero caso in Europa: in sei campioni su 18 il livello dell’acrilammide ha raggiunto e superato il limite di riferimento (1.000 mcg/kg) previsto dall’Efsa per il contaminante, ritenuto cancerogeno, che si produce quando i cibi con alto contenuto di amido, come la patata, viene cotto a temperature superiori a 120 gradi. Se consideriamo poi il nuovo limite in vigore da aprile (750 mcg/kg) i campioni “positivi” salgono a sette.

Sei campioni non superano la prova

Ad essere coinvolti marchi famosi del settore e i principali siti di informazione che seguono da vicino i lavori della Commissione europea, Euractive, Foodnavigator e Brussels Diplomatic in primis, hanno rilanciato la notizia mettendo in evidenza come le aziende siano impreparate a contrastare questo contaminante di processo, ritenuto cancerogeno, soprattutto in vista della stretta in arrivo ad aprile quando entrerà in vigore la nuova legislazione europea che, tra le altre cose, abbassa il limite di riferimento da 1000 microgrammi per chilo a 750.

Safe: “Serve un vero limite di legge”

Safe, Safe Food Advocacy Europe, l’ong che ha seguito da vicino a Bruxelles l’iter del nuovo Regolamento sull’acrilammide, contrastando anche le lobby dell’industria, in un comunicato stampa stamane ha rilanciato la notizia del Salvagente: “La Ue – ha spiegato Floriana Cimmarusti, presidente di Safe – deve introdurre i livelli massimi di contaminanti negli alimenti perché basarsi su questi parametri non protegge la salute dei consumatori”. Come indicato al considerando (15) del nuovo regolamento, a seguito dell’entrata in vigore del regolamento, la Commissione “dovrebbe prendere in considerazione la fissazione di livelli massimi di acrilammide in determinati alimenti”, come il baby food.

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Superi il limite? Non sei fuorilegge

Naturalmente non possiamo parlare di prodotti fuori legge perché in assenza di un limite di legge alla concentrazione massima di acrilammide e in presenza di un semplice limite di riferimento ad oggi le aziende non sono tenute a rispettarlo. Per cui se un prodotto supera il tetto di riferimento non scatta alcun ritiro dal mercato e l’azienda non compie alcuna violazione. La salute del consumatore però continua ad essere sotto scacco. Da aprile invece il nuovo Regolamento impone alle aziende di affrontare il tema della riduzione dell’acrilammide con maggiore attenzione. Ma nessun limite di legge ancora è all’orizzonte.