Troppi residui di pesticidi in un bicchiere di vino. In Francia un test del mensile Que Choisir mette a nudo il Bordeaux il re dei vini francesi da 40 euro a bottiglia: il giornale ha analizzato 38 bottiglie grands crus (34 millesimati 2014 e due non classificati) verificando in laboratorio la presenza di 177 fitofarmaci (funghicidi, erbicidi e insetticidi). I risultati sono sorprendenti: ben 35 vini sono contaminati da una a sei molecole e solo 3 vini sono risultati privi di qualsiasi residuo. In tre campioni infine è stato riscontrato l’Iprodione un funghicida ritenuto particolarmente pericoloso per la salute umana vista la sua capacità di “perturbare” il sistema endocrino.
Situazione critica ma in miglioramento
Il test francese segnala una situazione critica anche se in miglioramento visto che la concentrazione riscontrata è, in media, tre volte inferiore a quella registrata nel 2013 fa quando il mensile analizzò ben 92 bottiglie di vino riscontrando prossoché una contaminazione generalizzata e più elevata di quella attuale.
Solo tre sono “puliti”
Nell’ultimo test solo tre bottiglie sono risultate “pulite” cioè libere da pesticidi: lo Château Durfort-ÂVivens, lo Château Pontet-Canet e lo Château Clerc Milon. Altre tre etichette hanno riportato contaminazioni talmente basse da non essere quantificate. Discorso diverso invece per altre bottiglie dove la presenza di residui – sempre al di sotto dei limiti di legge – è emersa in modo marcato: in alcuni campioni è stata registrata la presenza di residui fino a 6 molecole.
Tre bocciati per “Iprodione”
In tre casi (Mouton Cadet Bordeaux, L’Héritage de Chasse-Spleen, Château Prieuré-Lichine Margaux) è stato rilevato l’Iprodione un funghicida molto discusso in quanto considerata una sostanza interferente endocrino ovvero capace di alterare il sistema ormonale. Va detto che la concentrazione riscontrata è stata anche mille volte inferiore ai limiti di legge. Un dato tranquillizzante senza dubbio che però non può non mettere in risalto come ci siano altre etichette e quindi altre produzioni che ne facciano a meno.
Nel resto d’Europa il quadro non è migliore
A giugno, l’Associazione dei chimici cantonali svizzeri ha pubblicato i risultati delle analisi su 255 vini svizzeri, tedeschi, austriaci, francesi, italiani e portoghesi: solo 20 campioni (8%) sono risultati privi di residui, e 249 hanno soddisfatto i requisiti legali. Ma al di fuori dell’Unione, non solo i limiti massimi di residui (LMR) non esistono necessariamente, ma soprattutto i test per verificarli sono rari. In Canada, la LCBO (Ontario Liquor Control Board), che testa un campione di ogni vino venduto nella provincia, afferma che il 99,8% di essi contiene “tracce non rilevabili di residui di pesticidi”. “Una dichiarazione altamente improbabile, tranne che per vendere solo vino biologico”, hanno chiosato i giornalisti di Que Choisir.
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