L’esposizione delle donne in gravidanza alle radiazioni non ionizzanti emesse dai campi elettromagnetici generati da cellulari, tablet e collegamenti Wi-fi producono un aumento del rischio di aborto del 270%. A rivelarlo uno studio condotto in California su 913 donne incinte i cui risultati sono stati pubblicati su Scientific Reports del gruppo editoriale del prestigioso Nature. Le radiazioni non ionizzanti sono state inseriete dalla Iarc, l’Agenzia dell’Onu per la ricerca sul cancro, nella lista dei possibili cancerogeni e si propagano attraverso i campi elettromagnetici che si “accendono” quando si utilizzano apparecchi elettrici e reti Wi-fi.
Il 10% ha subito un aborto
Lo studio è stato realizzato presso il Kaiser Permanente Northern California, finanziato dal National Institute of Environmental Health Science e ha coinvolto 913 donne in gravidanza: ognuna ha indossato un dispositivo in grado di monitorare l’esposizione ad un campo magnetico per 24 ore. Il 10,4% delle donne coinvolte nello studio ha presentato un aborto e gli autori hanno concluso che le donne esposte ad alti livelli di radiazioni non ionizzanti presentano, rispetto alle donne esposte a livelli inferiori, un rischio quasi tre volte maggiore di aborto.
Le linee guida della California
Nei giorni scorsi intanto lo Stato della California ha ha pubblicato ufficialmente le linee guida sull’uso dei telefoni cellulari. E si tratta di consigli probabilmente destinati a far rumore, dato che avvertono che gli studi consultati collegano le radiazioni dall’uso di telefoni cellulari a un aumento a lungo termine del rischio di cancro al cervello, a un numero inferiore di spermatozoi e altri problemi di salute. L’avvertimento delle autorità californiane diventa ancora più pressanti nei confronti degli organismi in via di sviluppo dei bambini, maggiormente a rischio.