“Caro Salvagente, oggi hanno regalato a mia figlia quattordicenne una maglia di una marca diffusissima tra i giovani, Boy London, che riproduce simboli molto simili a quelli usati dai nazisti. Sono indignato e sconfortato”.
Difficile non indignarsi come ha fatto Ettore, il nostro lettore, guardando la figlia o qualunque altro ragazzo indossare una maglia del genere, con riferimenti chiarissimi al Terzo Reich. La foto di uno dei modelli di Boy London ci appare davvero difficile da interpretare differentemente e altrettanto difficile da digerire. (segue dopo la foto)
Inutile commentare una scelta del genere da parte della azienda di Barletta: in un momento in cui non solo ideologie che speravamo sepolte tornano a galla, chi spaccia simboli di morte e di oppressione per moda si condanna da solo.
Può essere interessante, però, notare che proteste come quelle del nostro lettore erano nate anche sulla “griffe madre”, l’azienda londinese che sempre sull’aquila aveva basato una sua linea.
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Che era stata costretta a spiegare “Boy London rigetta ogni associazione con i simoli Nazi (il maiuscolo è della stessa azienda londinese). Il logo è stato ispirato all’aquila dell’Imperiale Romana ed è simbolo di decadenza e forza. Il suo obiettivo è fornire potenza alle persone, non opprimerle”.
A giustificazione della sua posizione, la Boy London di Londra fa notare che l’aquila utilizzata guarda a destra, mentre quella nazista guarda dal lato opposto. Una questione di punti di vista, insomma, che sarebbe quasi ridicola se non poggiasse le sue basi su una questione drammatica. (segue dopo la foto)
È la stessa Boy London di Londra (scusate il gioco di parole) a fare presente: “Si faccia invece molta attenzione ad una linea di abbigliamento Italiana comparsa sul mercato da qualche anno, identificata sui social come “Boy London Italia” che non ha nulla a che vedere con BOY London”. Scavalcati a destra dagli italiani?