Glifosato, Greenpeace: “Lorenzin conferma, l’Italia voterà No”

Beatrice Lorenzin ministra della Salute ha confermato a Greenpeace che che il 25 ottobre a Bruxelles l’Italia voterà contro la prosposta Ue di autorizzare per altri 10 anni il glifosato.

Questa mattina gli attivisti di Greenpeace – nel corso di un sit-in davanti al ministero della Salute – hanno offerto un simbolico “aperitivo al glifosato” al ministro Beatrice Lorenzin, aprendo uno striscione con la scritta “La salute non è in vendita, Stop glifosato”.

“Siamo molto soddisfatti – dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – finalmente la posizione del governo italiano è chiara e inequivocabile. Autorizzare per altri dieci anni una sostanza che sta già inquinando il nostro ambiente ed è classificata come probabilmente cancerogena per l’uomo sarebbe un gesto irresponsabile. Adesso tocca agli altri paesi europei esprimersi con altrettanta fermezza per tutelare la salute e l’ambiente”.

Le forze in campo

La Commissione ha più volte fatto sapere che senza una maggioranza qualificata non ci sarà alcuna nuova autorizzazione al glifosato, principio attivo del RoundUp della Monsanto, l’erbicida più usato al mondo.

In base alle regole comunitarie, una minoranza in grado di bloccare il provvedimento può essere raggiunta con poco più del 45% degli Stati membri o di un gruppo di paesi che rappresentano almeno il 35% della popolazione dell’Unione, rappresentato da almeno 4 Stati membri. In altre parole se alla Francia e all’Italia si unissero altri due-tre Stati più piccoli, per la Monsanto non ci sarebbe più speranza.

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La valutazione in discussione in sede europea riguarda, ricorda infine Greenpeace, solo il principio attivo, non le formulazioni che vengono effettivamente commercializzate, per le quali nessuno sta verificando i rischi. Nella sua valutazione del 2015, l’Efsa ha riferito che non è possibile escludere effetti avversi dei formulati a base di glifosato. Eppure si vuole delegare questa valutazione ai singoli Paesi membri, che dovrebbero valutarne il rischio e garantire la sicurezza.