La scritta “nichel free” apposta sui monili in vendita non è una garanzia per chi è allergico.
La rivista svizzera K-tipp ha infatti condotto un’analisi di laboratorio su alcuni gioielli in commercio etichettati con questa rassicurante dicitura, scoprendo che alcuni campioni contengono non solo il nichel ma anche piombo e cadmio.
Sotto la lente sono finiti 28 articoli acquistati sia dai distributori all’ingrosso che nelle catene di vendita al dettaglio. Si tratta di prodotti di varie marche: Claire, Coop City, Clock House, farmacia Muller, Esprit, Fizzen, Globe, H&M, Mango, Manor, Migros, New Yorker, Tally Weijl e Zara.
Di questi, 22 sono risultati “puliti”, mentre in 6 è stata rilevata la presenza del pericoloso materiale, nonostante l’etichetta riportasse “nichel free”. Un vero inganno per i consumatori, la cui salute viene così messa a rischio.
Nichel è stato trovato ad esempio nella collana con le piume di Manor, subito tolta dalla vendita dall’azienda.
Allergia al nichel: donne più colpite che uomini
Più di un quarto degli europei ha un’allergia cutanea per almeno una sostanza, e il nichel è la causa più comune di allergie: per il British Journal of Dermatology, i ricercatori hanno intervistato circa 12.500 persone in tutta Europa. Il risultato peggiore lo ha dato proprio il nichel, dato che ben il 14,5 per cento degli intervistati era allergico ad esso.
E le donne sono le più colpite degli uomini.
L’allergia al nichel è causa di fastidiosi pruriti, arrossamenti e gonfiori.
Per proteggere la pelle dalle irritazioni il consiglio è quello di utilizzare gioielli anallergici, come quelli fatti in pura plastica medica o in puro titanio medicale.
Oppure scegliere l’oro puro e l’argento, dato che sono rari i casi in cui l’allergia si manifesta anche indossando gioielli fatti con questi materiali (e comunque la causa principale è sempre il contenuto di nichel presente nei bijoux: ad esempio, l’oro 585 è costituito dal 58,5 % di oro. Il resto è fatto di metalli meno nobili).
Il nichel però non lo troviamo solo nei gioielli e in alcuni oggetti di uso comune, ma anche in certi alimenti: alcuni legumi, alcuni tipi di frutta secca, gli spinaci e i pomodori contengono tracce di nichel più o meno significative.