Occhio alla scatoletta! Secondo una nuova ricerca dalla Scripps Institution of Oceanography presso l’Università della California di San Diego, riportata dal portale EcoWatch, i livelli di inquinanti organici persistenti (Pop) nel tessuto muscolare del tonno pinna gialla pescato nelle aree più industrializzate del Nord-Est dell’Oceano Pacifico e Oceano Atlantico Nord-Est può essere fino a 36 volte superiore a quello del tonno pescata nelle acque incontaminate dell’Oceano Pacifico occidentale.
Pesticidi e Pcb
I pop possono essere resistenti alla degradazione e possono accumularsi nell’ambiente e passare da una specie all’altra attraverso la catena alimentare. Comprendono pesticidi, ritardanti di fiamma e policlorobifenili (PCB) – un composto vietato, altamente pericoloso utilizzato per vernici, materiale elettrico e altri prodotti. Nello studio, pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, – continua EcoWatch – i ricercatori hanno analizzato i livelli contenuti in 117 tonno pinna gialla pescato in tutto il mondo. È stato notato che il 90 per cento del tonno catturato nell’Oceano Atlantico nord-est e oltre il 60 per cento di quelli catturati nel Golfo del Messico conteneva livelli di inquinante che avrebbe innescato la salute avvisi di sicurezza per le persone con maggiori rischi di malattie di origine alimentare, comprese le donne in gravidanza e in allattamento e le persone con sistema immunitario compromesso.
Come scegliere il tonno
Come si fa a capire se il tonno acquistato al supermercato viene dalle zone più inquinate? Le aree di pesca nei mari internazionali sono denominate secondo la numerazione decisa dalla Fao. Per esempio, il mar Mediterraneo corrisponde alla zona Fao 37. Le due zone incriminate per alto inquinamento, L’oceano Atlantico Nordorientale e il Pacifico nordorientale sono indicate rispettivamente con le zone Fao 27 e 61 e 67. Ma se nel caso del tonno fresco, così come per tutti gli altri prodotti ittici freschi, è obbligatorio per legge indicare al consumatore la zona di pesca di provenienza, purtroppo per quanto riguarda il prodotto lavorato, questa pratica è affidata alla buona volontà delle aziende. Grazie alla pressione dei consumatori per avere maggiori trasparenza e alla campagna “Tonno in trappola” di Greenpeace, i maggiori marchi italiani forniscono le informazioni necessarie per conoscere la zona Fao di pesca direttamente sulla confezione o inserendo il codice sulla scatola in un motore di ricerca del sito. Coop, Conad, Riomare, As do mar, Nostromo sono tra questi. Fortunatamente, la maggiori parte del tonno pescato e inscatolato per il mercato italiano viene dall’oceano indiano e pacifico centro meridionale, ma questo non vuol dire che il consumatore non debba controllare con attenzione quando acquista e prediligere le aziende che puntano sulla trasparenza.
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