“Il mio sogno si è realizzato: aiutare chi come me ha vissuto da minore in comunità, allontanato dalla propria famiglia, e poi si è trovato allo sbaraglio al raggiungimento della maggiore età, quando ti svegli e ti dicono ‘devi cavartela da solo’”. Jennifer parla ed è come se un passato difficile non lo avesse avuto: a 15 anni entra in comunità per minori, ha la “fortuna” di ottenere dal tribunale di rimanere oltre la maggiore età e ne esce a 21. Adesso, che di anni ne ha quasi 27, gestisce, insieme ai suoi compagni di viaggio, la gelateria E’ buono di Bologna, quartiere Cirenaica, che non è solo una gelateria di alta qualità dove il gelato viene realizzato con ingredienti naturali e quasi totalmente biologici e anche etici – perché provenienti da cooperative sociali o confiscate alla mafia, da una filiera, insomma, interamente sociale -, ma è un posto dove sta nascendo un progetto di franchising sociale il cui obiettivo è l’inserimento lavorativo di ragazzi che escono dalle comunità.
Il primo franchising sociale
Tutto è nato dall’incontro tra Agevolando e l’associazione Consulta diocesana per le attività a favore dei minori e delle famiglie di Genova, che ha avuto l’idea. “Ho incontrato Fabio Gerosa, direttore della consulta, che mi ha fatto la proposta di creare opportunità di lavoro a partire da una vera e propria impresa e da una start up che darà il via al primo franchising sociale che esista in Italia”, fa sapere Federico Zullo, presidente dell’associazione Agevolando, educatore da molti anni, anche lui con un passato di ragazzo minorenne vissuto in una comunità. Agevolando stessa, infatti, è un’associazione nazionale – con sedi in molte città d’Italia – nata da un gruppo di ex minorenni che hanno trascorso parte della loro infanzia e dell’adolescenza fuori famiglia – il cui obiettivo è esattamente quello di dare supporto sotto vari punti di vista a tutti quei ragazzi che, appena concluso il percorso residenziale in comunità, sono costretti a diventare immediatamente autonomi. Una volta capito che l’idea era realizzabile e gli obiettivi condivisi, è nata a fine aprile 2016 la cooperativa sociale È buono, che dà il nome anche alle gelaterie: una a Genova, una a Bologna, quartiere Cirenaica, e una a Nervi che aprirà i primi giorni di luglio. “Quando Federico mi ha parlato di questo progetto, non ho avuto dubbi, mi ci sono buttata, e voglio andare avanti, perché prima o poi, con queste modalità, vorrei aprire un albergo!”, scandisce Jennifer, mentre spiega bene cosa significhi entrare in un percorso di allontanamento dalla famiglia e uscirne. “Più passa il tempo e più nelle comunità entrano davvero i casi molto gravi, perché vengono a mancare i fondi e quindi anche la possibilità di dare aiuto a chiunque ne abbia bisogno; sebbene si dovrebbe restare all’interno fino ai 21 anni, sempre più spesso succede che, raggiunta la maggiore età, si sia costretti ad uscire, perché c’è qualcuno più giovane che ha necessità urgente di entrare in comunità. Ma non è detto che chi esce abbia vicine persone che possano aiutarlo nell’immediato, dal punto di vista abitativo e lavorativo, e quindi è davvero dura..”.
Il gusto del riscatto
Ciò che Agevolando e la Consulta di Genova fanno è formare i ragazzi affinché siano pronti a diventare imprenditori: “Crediamo che sia un passo molto importante, a maggior ragione per persone con un certo passato alle spalle, costruire qualcosa che non sia solo ricevere uno stipendio; si tratta di persone da ascoltare e capire nelle loro fragilità; ci sono anche delle giovani mamme con bambini ed è importante sostenerle perché non succeda ai loro figli quello che è successo a loro stesse..”. Spesso, infatti, la ricaduta nel disagio sta proprio nell’avere un reddito ‘di sussistenza’: il passaggio alla piccola imprenditorialità, seppur lontana dal concetto di profitto puro, può costituire una garanzia in più di realizzazione in questi casi.
Ad oggi sono stati formati un’ottantina di ragazzi e tredici lavorano già nella cooperativa. Ad avere seguito il percorso di formazione, anche stranieri non accompagnati, quelli che scappano da zone di guerra e di fame e arrivano in Italia con delle storie che spesso non riescono neanche a raccontare: “È incredibile cosa si portano dentro”. Devono essere aiutati e l’obiettivo di trovare loro un lavoro è quello che davvero può dare la possibilità di ricominciare.
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Un cono con “Nonna Catalina” e…
In ogni città in cui il progetto si svilupperà, nascerà una bottega, dove un maestro gelataio formerà altri gelatai che, a loro volta, potranno dare il via ad un’altra bottega, come ricorda nel video promozionale legato al progetto Fabio Gerosa. È Buono, infatti, si è aggiudicato anche un riconoscimento molto importante all’interno del progetto “La buona vernice” ideato dall’azienda Renner Italia, che ogni anno sostiene realtà no profit, individuandole attraverso un bando. E tra le attività allo studio e in parte avviate, ci sono non solo i punti vendita veri e propri ma anche carretti e Ape per la distribuzione.
Quando si entra dentro le gelaterie È buono, tutto racconta una storia importante: quella delle persone che li realizzano e quelle dei gusti dei gelati, fatti con prodotti di qualità e che hanno impressi colori e sapori a volte lontani. Come accade per il gusto nonna Catalina, creato da Sofia in omaggio alla nonna argentina che le preparava il dulce de leche quando era una bambina.