Chi pensa che le “fake news” siano un’invenzione recente si sbaglia di grosso. La tendenza ad utilizzare in maniera manipolatoria le informazioni è sempre esistita. Si pensi, ad esempio, alle “pasquinate“, i sonetti spesso diffamatori appesi di notte sulle statue di Roma oppure ai “canard” distribuiti nelle strade di Parigi con notizie spesso ingannevoli. Quello che oggi è cambiato è, da un lato, la velocità di diffusione delle notizie false e, dall’altro, l’esistenza di nuovi media che hanno aumentato il numero di persone potenzialmente esposte al “falso”.
“Ognuno è responsabile”
Si tratta, in ogni caso, di un fenomeno ampiamente dibattuto e al quale l’Unione nazionale consumatori ha dedicato “Cose da non credere”, l’evento organizzato dall’associazione con la partecipazione di numerose aziende giunto alla sua quinta edizione. Seduti attorno ad tavolo sorseggiando un caffè, i partecipanti all’evento – tutti addetti ai “lavori” (compreso alcuni celebri “bufalari”) si sono scambiati idee e opinioni seguendo una traccia indicata dall’associazione. Una chiacchierata informale dai toni placati, per mettere a fuoco il fenomeno e individuare una o più possibili soluzioni. “Ognuno è responsabile di quello che condivide sui social network: prima di farlo occorre verificare bene le fonti e non farsi trasportare dall’odio” ha detto Massimiliano Dona aprendo i lavori.
Troppe verità, così nascono le bufale
Il problema – ha detto il commissario Agcom Antonio Nicita – non sono l’e-mail di notizie false o le bugie ma il fatto di avere troppe verità alternative o desiderate. Un esempio è la eco che ha avuto la bufala “inventata” da Ermes Maiolica che, sull’onda dello scandalo delle emissioni Wolswagen, ha messo in rete una falsa notizia secondo cui l’azienda automobilistica avrebbe regalato 800mila macchine per scusarsi con i consumatori. La bufala e diventata virale in poco tempo costringendo l’azienda a chiarire che si trattatava di una fake. “La fortuna di quella notizia – ha detto Nicita – sta nella capacità di aver intercettato un desiderio dei consumatori”.
Le più celebri fake news
Papa Francesco che decide di appoggiare Donald Trump. Lo slogan a caratteri cubitali su un autobus del comitato per la Brexit, secondo cui il Regno Unito avrebbe potuto risparmiare 350 milioni di sterline a settimana una volta uscita dalla Ue. Il dato è stato poi smentito dagli stessi autori, ma solo dopo la vittoria al referendum.
Altro esempio, la sorella di Laura Boldrini baby pensionata d’oro. E poi, una somma di denaro ingente per testare i materassi. L’elenco delle più celebri fake news – diffuse soprattutto attraverso Facebook – sarebbe lunghissimo e anche difficile da seguire: lo scopo è quasi sempre quello di creare indignazione in chi legge e suscitare sdegno in modo che proprio non riesca a fare a meno di cliccare sul tasto “condividi”. Oppure, e sono quelle più innocue, prendersi gioco dei consumatori. Ed ecco che condivisione dopo condivisione, la notizia diventa virale: “lo dicono tutti” e “lo scrivono tutti”.
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“Tutti” contro le notizie false
L’esercito di chi combatte ogni giorno le notizie false, si allarga di giorno in giorno. Facebook ha lanciato di recente in Italia e in altri 13 paesi del mondo, una guida in dieci punti per evitare di cascare nella trappola delle notizie bufala. Il vademecum è apparsa nella sezione delle “Notizie”. Google ha invece deciso di colpire le testate “acchiappaclick” produttrici di false notizie, bloccando la propria pubblicità sui loro domini. Idem per twitter. Nel nostro paese, la presidente della Camera Boldrini, ha lanciato il portale Bastabufale.it, dove è possibile firmare una petizione contro il dilagare delle notizie false sul web e chiedere a tutte le parti in gioco di impegnarsi contro questo fenomeno.
Regola numero uno: verificare la notizia
Craig Silverman, esperto di fact-checking e giornalista di Buzzfeed, ha creato un elenco di 6 semplici cose da fare per verificare una notizia:
– Controlla l’URL: spesso non ce ne accorgiamo, ma il sito su cui stiamo cliccando è una copia di uno più famoso, tipo “La Gazzetta della Sera”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”;
– Leggi la pagina “Chi Siamo”: molti siti che diffondono “fake news” spesso hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira;
– Occhio alle dichiarazioni: se provengono da una persona nota, basta selezionare la frase e lanciare una ricerca su Google tra virgolette. In questo modo si può controllare se le stesse parole sono state riprese anche da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire;
– Segui i link: per vedere se effettivamente ti porta alla fonte che dice di linkare oppure no; in generale, è meglio essere diffidenti degli articoli che hanno pochi (o nessun) link;
– Fai una ricerca inversa delle immagini: basta andare su Google Immagini e caricare un’immagine sospetta per scoprire se è stata già pubblicata altrove o se si riferisce a un altro evento;
– Cautela: “Se una storia sembra troppo bella per essere vera, oppure ti provoca una forte reazione emotiva, è meglio calmarsi per un momento”, è il consiglio finale di Silverman.