Via il sale aggiunto dai menu degli asili di Milano. A stabilirlo è stato l’Ats, l’Agenzia di tutela della salute (la ex Asl), e Milano Ristorazione, la società che gestisce i pasti “collettivi” nel capoluogo lombardo, si è adeguata: piatti “sciapi” per “abituare al gusto naturale degli alimenti e ridurre la propensione verso cibi troppo salati”.
Secondo i nutrizionisti se i bambini si abituano a non assumerlo ne beneficeranno in salute. Ecco allora che dalle mense degli asili arrivano per loro paste e risotti perfettamente insipidi (anche l’acqua della bollitura non viene salata). I genitori hanno già espresso la loro contrarietà : i nostri figli non mangeranno più!
Effetto boomerang?
In effetti senza un adeguato e progressivo cambio di abitudini alimentari – non solo a scuola ma anche a casa – si rischia il flop. Le commissioni mensa lamentano la mancata comunicazione – “la novità non è stata anticipata e così diventa controproducente” – e chiedono di tornare “a mettere il sale almeno nell’acqua di cottura della pasta”. Il risultato? Nei primi giorni di sperimentazione molte porzioni “non sono state nemmeno toccate e sono finite nella spazzatura“.
Il paradosso dei corn flakes
Che senso ha togliere il sale dalla pasta e poi “rimpinzarsi” patatine, salumi e pizza? Il sale poi si trova anche su cibi apparentemente “sciapi” e giudicati equilibrati come i corn flakes. Come raccontiamo nel numero in edicola, le dosi consigliate di sale per un bambino di 6-8 anni sono 3 g al diÌ€ e 0,6 al mattino.
È molto facile però superare il “tetto” consigliato visto che con appena 30 grammi di fiocchi si assume più sale che con una porzione (25 grammi) di patatine fritte. Salate!
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