Ridurre l’obesità riducendo le dimensioni delle confezioni dei soft drink non funziona. Peggio: alla fine della fiera si finisce con l’incamerare più calorie. A dirlo non sono Coca-cola, Pepsi, e gli altri produttori di bevande zuccherate, ma una ricerca guidata da Leslie John, scienziato del comportamento presso la Harvard Business School, riportata da Psychological Science.
L’esperimento
Mettendo quattro gruppi di volontari in diverse situazioni in cui le variabili erano la dimensione della confezione di soft drink ricevuta, la possibilità di averne o meno senza preoccuparsi del costo, e il servizio al tavolo o no, i ricercatori hanno scoperto che ricevendo una caraffa più piccola, le persone erano più invogliate a riprenderne una seconda, finendo con il consumare il 44% di calorie in più. Una tendenza che si riduceva quando al volontario veniva chiesto di alzarsi e andarsi a prendere da solo il bis invece che chiederla al cameriere.
contraddette politiche anti-obesità
Il risultato dello studio interesserà sicuramente tutti quei governi e quelle aziende che stanno mettendo in pratica politiche di riduzione delle confezioni per limitare il diffondersi dell’obesità, soprattutto quella infantile. La Francia e l’Inghilterra, per esempio, hanno introdotto una sugar tax sulle bevande zuccherate, e Parigi ha anche vietato la vendita di bevande con la possibilità di riempire il bicchiere senza limiti allo stesso sovrapprezzi. L’effetto boomerang ipotizzato da Harvard potrebbe spingerli a rivedere la loro politica.
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