L’Agenzia nazionale d’oltralpe per la sicurezza alimentare invita l’industria alimentare a cercare un sostituto al biossido di titanio. Bisogna limitare – fanno sapere gli esperti – l’esposizione dei consumatori. E questa è una strada percorribile? Si. L’Agenzia ricorda che nel 2009, il danese Chr Hansen ha sviluppato un additivo capace di dare il colore bianco naturale (l’uso del biossido di titanio) da carbonato di calcio mentre nel 2014, Beneo Lancé ha raggiunto lo stesso obiettivo con l’amido di riso.
Cos’è il biossido di titanio?
Il biossido di titanio appare in etichetta con la siglai E171: si tratta di un composto chimico che si presenta sotto forma di polvere cristallina incolore. E’ un additivo molto diffuso: si trova in cosmetici, dentifrici, creme solari e prodotti farmaceutici, ma anche nelle pitture e nei materiali da costruzione. Nel settore agroalimentare, è presente in alcune caramelle, biscotti, cioccolata e gomme da masticare. In genere, è utilizzato per dare un aspetto migliore agli alimenti, aumentandone la brillantezza o mediando l’effetto di altri coloranti. Già dal 2006, l’Anses ha alzato il livello di attenzione su questo additivo mentre a settembre scorso l’Efsa ha concluso la sua revisione sul biossido di titanio sostenendo che “i dati tossicologici disponibili sul biossido di titanio non indicano effetti nocivi collegati alla sua assunzione per via orale”.
L’accusa: rischio cancerogeno
L’Agenzia è stata chiamata in causa dal ministro dal ministro per la salute, Marisol Touraine, e da quello dell’agricoltura Stéphane Le Foll in seguito ad uno studio sulla sicurezza del biossido di titanio reso noto a gennaio di quest’anno. Nello studio pubblicato in questi giorni su “Scientific Reports”, per 100 giorni, i ricercatori hanno somministrato ai ratti 10 mg per ogni chilo di peso corporeo di biossido di titanio, una dose simile all’esposizione umana media. Gli studiosi hanno notato che nel gruppo di ratti sani esposto all’additivo, 4 su 11 hanno sviluppato delle lesioni pre-neoplastiche spontanee. “Queste conclusioni – fanno sapere i responsabili dello studio – dimostrano che l’assunzione di biossido di titanio è associata ad una fase iniziale della carcinogenesi del colon retto negli animali. Tanto basta – concludono – per sollecitare uno studio approfondito sul tema”.