Anni e anni di ulivi potati e ramaglie bruciate nelle campagne pugliesi, costellate di queste piante antiche e preziose; generazioni di agricoltori che alla fine della stagione della potatura appiccavano (e appiccano tutt’ora) quei fuochi nelle campagne per liberarsi in fretta delle ramaglie.
Qualcuno, nel Salento, ha pensato che quei rami potessero avere una seconda vita, che si potesse smettere di accendere fuochi, anche pericolosi, e trasformare le ramaglie in energia elettrica (e, volendo, anche termica) attraverso una modalità completamente naturale. Come accade a Fiusis, Calimera, in provincia di Lecce.
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Dalla Baviera a Calimera
Marcello Piccinni, 48 anni, ha cominciato ad appassionarsi all’idea già nel 2005. “Da sempre sono interessato ai temi legati all’ambiente e alle energie rinnovabili e, in seguito a un viaggio lungo i sistemi di trasformazione del legno che ho visitato in alcune località d’Europa come Tirolo, Baviera, Carinzia, ho constatato come in molti comuni esistevano degli efficienti impianti alimentati a legno da cui si ricavava energia elettrica e termica”, racconta la ‘guida’ di Fiusis che ha portato questa idea al Sud dell’Italia personalizzando l’impianto in modo tale da farlo diventare un’eccellenza europea, studiata da tante città estere e delegazioni universitarie.
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“La tecnologia è totalmente Made in Italy e non mista, come accade invece negli impianti che citavo; inoltre utilizziamo una turbina che permette un raffreddamento a 35 gradi invece che a 90 aumentando l’efficienza”.
Piccinni non ha una formazione tecnico-scientifica ma giuridica, e quindi si è circondato di uno staff che fosse in grado di realizzare la sua idea. “Dopodiché abbiamo sottoposto il progetto ad un gruppo bancario, Unicredit, che l’ha sostenuto con un project financing e un investimento importante”, aggiunge il manager.
Una volta ottenute tutte le certificazioni necessarie, nel 2008 è stata costituita la società, nel 2009 costruito l’impianto e nel 2010 è stata avviata la produzione.
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Filiera cortissima
“Partendo dal presupposto di voler interagire con il territorio circostante, all’inizio abbiamo aperto un rapporto con i contoterzisti agricoli, ma la svolta è arrivata nel 2013 quando abbiamo deciso di svolgere in prima persona anche il lavoro di raccolta delle ramaglie nelle campagne”, spiega Piccinni.
Di fatto, gli agricoltori, sensibilizzati sul tema attraverso incontri nelle cooperative e nei consorzi, avanzano una richiesta direttamente in azienda; il personale di Fiusis si reca in campagna, tritura il materiale e poi lo trasporta. “Nel 2016 abbiamo ricevuto mille richieste che corrispondono a 160mila alberi di ulivo, dislocati in un’area che non dista più di 7/8 chilometri dall’impianto. La nostra è una filiera cortissima e in questo modo l’impianto può raggiungere la massima efficienza”, sottolinea Piccinni, che aggiunge: “L’immagine più bella che conservo di questa avventura è quella di un signore classe 1932 che, abituato da decenni a bruciare le ramaglie in campagna, è arrivato da noi per chiederci di andare a recuperare il suo materiale”. La difficoltà, infatti, sta anche nel dare avvio ad un’altra era e riuscire a far perdere agli agricoltori, talvolta anziani, abitudini ormai consolidate. “I segnali sono buoni – sentenzia Piccinni – e stiamo già avvertendo l’onda lunga del 2016 anche in questi mesi del 2017”.
Fiusis dà lavoro a 20 persone e crea un indotto che ne totalizza una trentina. “Con queste modalità da filiera cortissima, riusciamo a garantire a Calimera quasi il 100% del fabbisogno di energia delle ore notturne e il 40% per le ore diurne”.
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Buona pratica che fa scuola
“Siamo molto soddisfatti del lavoro portato avanti perché questo nostro impianto ormai ha fatto scuola, Legambiente l’ha definito una ‘buona pratica’ da seguire nei territori, è un progetto della comunità europea e per tutti questi motivi riceviamo frequenti visite da tutto il mondo, dall’America Latina alla Danimarca passando per la Grecia, la Turchia…”, racconta Piccinni.
L’impianto , infatti, funziona solo con biomasse legnose e i fumi prodotti, che – prima di essere espulsi dal camino vengono convogliati in un sistema di filtrazione – non presentano inquinanti pericolosi. Le ceneri ad oggi vengono conferite ad aziende che le utilizzano per fare il cemento, “ma la nostra ricerca prosegue e stiamo lavorando ad altri progetti finalizzati a utilizzare le ceneri nelle campagne come ‘ammendanti’ (fertilizzanti di alta qualità)”.
Un altro progetto a cui Fiusis sta pensando è anche quello di realizzare un impianto che produca pellet dal legno vergine. “Tutto con il marchio dell’alta qualità salentina”.