L’allergica, l’indignato, la mamma, il vegan: “Io firmo perchè…”

La risposta al nostro appello al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, “L’intolleranza non è un lusso, abbassate l’Iva sul ‘latte’ vegetale” è stata numerosa e molto appassionata: non solo in pochi giorni si sono superate le diecimila firme alla petizione, ma in tanti accompagnato il loro sostegno con il racconto della loro esperienza o inviandoci interessanti riflessioni su come gli alti prezzi dei “latti” vegetali influenzino in peggio la loro vita.

Chi è costretto per problemi di salute…

Tra chi ha scritto sulla piattaforma Change.org, dove il Salvagente ha lanciato la petizione, c’è Alice Ferrazzo, che spiega: “Sono intollerante alla caseina e uso questi prodotti vegetali quotidianamente, non solo il ‘latte’ vegetale, ma molti altri prodotti di vario tipo molto costosi rispetto a quelli con latte vaccino”. Come lei anche Adriano, che racconta: “Purtroppo a causa di una malattia sono diventato allergico ai latticini. Adesso non posso che usare latte di origine vegetale perchè se bevo latte vaccino sto veramente male. Spero che il governo intervenga”. E se gli alti costi riescono a spingere le persone a ridurre il proprio benessere, come nel caso di Valentina Spalierno, che anche se intollerante al latte vaccino consuma “sporadicamente” le bevante sostitutive a causa “del costo eccessivo”, quando ci sono di mezzo i bambini non si può di certo risparmiare sulla salute.
“Mia figlia è gravemente intollerante al latte di origine animale e sono 14 anni che spendo un patrimonio”, scrive Serena Bossiner, e le fa eco Maria Giovanni De Simone da Salerno: “Sto firmando perché mio figlio, che oggi ha 34 anni, divenne allergico al latte a soli 20 giorni di vita e so cosa significa e quanto mi è costato crescerlo”.

Molti dei firmatari si sentono frustrati perché lo Stato e il mercato trattano i consumatori di latte vegetale alla stregua di radical chic che seguono una moda, quando invece la quotidianità può essere quanto di più lontana da un capriccio: “Ho tante allergie e intolleranze – racconta Paola Fregoli – e la mia alimentazione è forzatamente costituita da tanti alimenti che, essendo considerati vegani, hanno un costo elevato. Inoltre pur non essendo riconosciute come tali, queste intolleranze sono sicuramente ‘malattie’ fortemente invalidanti. Provate a mangiare fuori casa: mangiare un panino? Un lusso che non è per tutti”.

…e chi per scelta etica

C’è anche, tra i firmatari della petizione, chi preferisce bere latte d’avena, d’orzo, di mandorla, di riso o di soia per questioni principalmente etiche. Silvia, da Bologna, scrive: “Il latte vegetale non deve essere solo un’opzione per chi è intollerante ma una sana e giusta alternativa al latte vaccino che è responsabile della schiavitù di centinaia di milioni di madri a cui viene strappato il cucciolo appena nato per rubar loro il latte!”. Leonardo Tabaton aggiunge: “Assurdo pagare così tanto un prodotto vegetale. Con i cereali occorrenti a produrre un litro di latte vegetale una vacca ‘non si tappa neanche una carie’, come si suol dire. Agevoliamo questa scelta etica per un ambiente più sano e pulito, che non deve essere un lusso”. Sabrina Del Piano, infine, ricorda i doveri della politica: “Firmo perché la Costituzione tutela la salute dei cittadini, se la salute pubblica è un dovere dello Stato, lo Stato ha il dovere di non tassare al 22% questi prodotti alimentari, ma al 4%!”.