Silvio Garattini al Salvagente: troppe volte mancano prove sull’efficacia dei farmaci

Inutili e dannosi. Il rapporto tra rischi e benefici nell’uso di molti medicinali è decisamente sbilanciato a favore dei primi: non curano e anzi rischiano di far ammalare i pazienti. È il contenuto dell’inchiesta di copertina del Salvagente che torna in edciola proprio con la black list dei 70 farmaci da evitare. Ma non solo. Nella lunga inchiesta che trovate sul

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mensile anche un lungo servizio su come Big Pharma faccia durare meno i propri farmaci, accorciando la scadenza e costringendoci spesso a buttarli e ricomprarli.

GARATTINI: “UN BUSINESS CON TROPPE OMBRE”

Ne abbiamo parlato Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, che già da tempo denuncia il business dei “farmaci inutili” in commercio in Italia.
Professor Garattini, lei ha affermato che molti farmaci messi in commercio in Italia sono inutili: in che senso?
Nel senso che rappresentano delle copie o che in molti casi non sono disponibili dati per stabilire se siano migliori o peggiori di quelli già esistenti per le stesse indicazioni. Basti pensare a tutto il gruppo dei farmaci ipoglicemizzanti o al grande numero di farmaci antidepressivi.
Gli eccipienti differenti possono giustificare l’acquisto di un farmaco nuovo rispetto al vecchio con lo stesso principio attivo?
Gli eccipienti sono certamente importanti, ma non c’è nessuna ragione per ritenere che quelli dei nuovi farmaci siano più tossici o allergizzanti dei vecchi farmaci. Fra l’altro spesso non sono differenti.

 

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SOLDI PUBBLICI SPESI IN ALLEGRIA

Silvio Garattini
Ha fondato nel 1963 e dirige l’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. In oltre cinquant’anni di attività, l’Istituto sotto la direzione del professor Garattini, ha prodotto oltre 13.000 pubblicazioni scientifiche e circa 250 volumi, in cancerologia, chemioterapia e immunologia dei tumori, in neuropsicofarmacologia, in farmacologia cardiovascolare e renale. Garattini è autore di molte centinaia di lavori scientifici pubblicati in riviste nazionali ed internazionali e di numerosi volumi nel campo della farmacologia.

Farmaci con efficacia assimilabile hanno prezzi molto diversi tra di loro. I produttori si difendono dicendo che ciò è dovuto agli alti costi di ricerca. È vero ed è sempre così?
Non è affatto vero. I prezzi dovrebbero essere fissati in rapporto all’efficacia, ma se non si fanno studi comparativi è difficile stabilire quale sia l’efficacia di un nuovo farmaco rispetto ai vecchi prodotti disponibili. In particolare il Ssn visto che spende soldi pubblici dovrebbe essere molto più attento a recepire solo i prodotti per cui esiste un vantaggio nel rapporto costi-benefici. Quando per una determinata indicazione, ad esempio gli antipertensivi, esiste un prodotto ancora coperto da brevetto ad un prezzo molto più alto dei prodotti generici, si dovrebbe procedere ad una riduzione del prezzo.
Esiste una questione legata allo spreco dovuto ai blister non dimensionati alle prescrizioni? E come si potrebbe risolvere?
È da molto tempo che si richiede di avere confezioni adeguate alle prescrizioni, ma gli interessi economici rischiano sempre di prevalere. Se le confezioni non sono adeguate si vende di più!
È vero che molti farmaci hanno una data di scadenza troppo ravvicinata alla produzione sulla confezione e dunque vengono buttati inutilmente?
In linea generale si tratta sempre di anni e quindi si butta solo ciò che avanza per il fatto che non si usa tutto il contenuto.